La dieta mediterranea è universalmente riconosciuta come esempio di corretto stile alimentare e fattore determinante per mantenersi in buona salute. Eppure negli ultimi tempi è sempre meno seguita, anche in Italia e negli altri paesi del bacino del Mediterraneo
A rilevarlo è uno studio recentemente pubblicato sull’International journal of food sciences and nutrition, nel quale i ricercatori hanno indagato l’aderenza alla dieta mediterranea di 10.916 italiani tra il 2019 e il 2022.
Lo studio
Dei soggetti campione è stato valutato il consumo dei loro gruppi alimentari, poi confrontati con le attuali linee guida dietetiche nazionali. Dai risultati è emerso un moderato livello di aderenza alla dieta mediterranea, che ha cominciato a decrescere proprio dal 2019. Questo calo è da attribuire principalmente a un aumento del consumo di carne rossa, pollame e formaggi, associato a una riduzione dell’apporto di verdure, pane, legumi, pesce, latte e latticini.
Secondo gli scienziati, questo cambio nei comportamenti alimentari sono il risultato di una serie di fattori legati fra loro. La globalizzazione ha favorito l’accesso a cibi provenienti da diverse aree del mondo che sono entrati nelle nostre abitudini alimentari. Inoltre, il ritmo frenetico delle giornate ha ridotto il tempo dedicato alla preparazione dei pasti, portando a una scelta crescente di cibi pronti e dunque meno salutari.
I vantaggi della dieta mediterranea sulla salute
Eppure le prove che la dieta mediterranea sia salutare sono consolidate da anni di studi. Nessun alimento è escluso, ma i cibi freschi, a chilometro zero e di origine vegetale, non dovrebbero mai mancare. Frutta, verdura, legumi e cereali integrali sono ricchi di nutrienti fondamentali come vitamine e minerali che contribuiscono a rafforzare il sistema immunitario. Fondamentale anche l’olio extravergine d’oliva, ricco di antiossidanti, soprattutto se utilizzato come condimento a crudo, che è associato a una riduzione del rischio di malattie cardiache, diabete e altre patologie croniche.
I dati del Global Burden of Disease
Secondo i dati del Global Burden of Disease, tra il 1950 e il 2021 l’aspettativa di vita globale è passata da 49 a 71,7 anni. Fondamentali in questo senso la dieta, l’ambiente e lo stile di vita che hanno influenzato la longevità molto più della genetica. Di contro, 11 milioni di decessi fra il 1990 e il 2017 e 255 milioni di anni di vita in condizioni di disabilità sono stati attribuiti a fattori di rischio legati alla scorretta alimentazione, in particolare all’eccessiva quantità di sodio impiegata nei cibi, ad un basso apporto di cereali integrali, frutta e verdura.
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