È stato proprio il presidente WeWorld, Marco Chiesara, a raccontare il report “Donna e cura in tempo di Covid-19”.
Con la chiusura delle scuole e le difficoltà riscontrate nel supporto alle persone con disabilità e agli anziani, il 61% delle donne dichiara di aver dovuto gestire la famiglia da sola. Una percentuale che arriva al 71% nella fascia d’età tra i 31 e i 50 anni.
Al Sud solo il 7% delle donne cede ad altri l’attività di caregiving, mentre al Nord un 16% dell’aiuto è fornito dai nonni, il cui compito è stato molto penalizzato durante la pandemia.
Sulla divisione del lavoro con gli uomini, si nota come il 47% di loro dichiari di essere “caregiver insieme alla donna”. «C’è una percezione distorta di genere sul carico di lavoro – spiega Chiesara –. A domanda gli uomini ritengono di contribuire ma, al contrario, 2 donne su 3 sentono tutto il peso del lavoro di cura. Il tema di genere è un tema culturale e questa ne è un’ulteriore dolorosa conferma».
Come caregiver, sulle donne grava anche l’assistenza dovuta alla didattica online. Scuole, nidi e asili sono chiusi da tre mesi e accompagnare i bambini nei compiti a casa e nelle attività è stato un dovere femminile per oltre il 60% delle donne. Una necessità legata a doppio filo con le difficoltà lavorative e con l’insoddisfazione dovuta agli aiuti statali.
«Non si sentono aiutate a sufficienza – prosegue Chiesara – e ancora molto c’è da fare, in questo momento la risposta dello Stato è stata carente. È una conseguenza del fatto che l’aiuto dato ai ragazzi è stato insufficiente ed è ricaduto sulle donne».
“Il coronavirus ha agito come amplificatore di una situazione già presente – prosegue Chiesara – e purtroppo spesso ignorata: il senso di oppressione e il carico familiare e di cura delle donne hanno infatti radici profonde nel nostro contesto culturale”. Sono sempre le donne le prime ad aver rinunciato al lavoro per prendersi cura dei cari.
SINTESI DI: Studio WeWorld su donne caregiver, in lockdown il 60% ha gestito da sola famiglia e persone in difficoltà, Gloria Frezza www.sanitainformazione.it, 09-06-2020
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