Secondo un dossier dell’Osservatorio Nazionale Domina sul lavoro domestico, le misure di welfare aziendale sono in aumento. Il nuovo orizzonte degli interventi è la cura degli anziani più fragili e dell’infanzia.
Alla crisi sociale provocata dall’emergenza da Covid-19, le imprese italiane rispondono con il welfare aziendale. In particolare, con nuove misure dedicate alla non autosufficienza e all’infanzia. A fronte di interventi pubblici ancora limitati, dunque, il settore privato potenzia gli interventi per la cura dei familiari più fragili che nel nostro paese ricade quasi sempre sulle spalle delle donne, con conseguenze negative sull’emancipazione professionale.
Il Dossier Domina: il welfare aziendale raddoppia
L’Osservatorio Nazionale Domina sul lavoro domestico, in collaborazione con la Fondazione Leone Moressa, ha realizzato un dossier sul welfare aziendale. Elaborando i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha stimato che gli interventi per il welfare sono quasi raddoppiati in meno di quattro anni.
Sono infatti cresciute dal 28,7% di giugno 2017 al 57,2% di febbraio 2021 le misure introdotte con i cosiddetti “accordi di secondo livello”. Si tratta di intese siglate da imprese o sindacati, a livello aziendale o per le imprese di un determinato territorio. Derogando ai contratti collettivi nazionali, introducono misure dedicate a migliorare il benessere fisico o sociale del lavoratore grazie a una tassazione agevolata.
Un patrimonio ancora dei “grandi”
Anche se, con il Covid-19, il welfare aziendale è diventato un antidoto alla crisi sempre più diffuso, ad oggi il dossier realizzato da Domina conferma che resta principalmente patrimonio delle aziende più grandi. Secondo l’indagine Welfare Index PMI 2019, infatti, il 71% delle grandi imprese è attivo sul welfare, un segmento ben superiore a tutti gli altri. «Non si tratta solo di “servizi” o “denaro”, ma anche di “tempo”: in altre parole, “flessibilità lavorativa”» spiega Domina, ovvero anche smart working.
Il welfare del lavoro è un beneficio per tutti
«Malgrado la crisi dovuta alla pandemia abbia portato alla riduzione dei contratti attivi, i contratti che prevedono il welfare aziendale – spiega l’Osservatorio Domina – hanno continuato a crescere, grazie anche agli incentivi previsti per il 2021». Si tratta di un beneficio per tutti, sia economico che sociale: aziende, lavoratori, territori. I datori di lavoro possono dedurne il costo. Per i lavoratori, se il premio in denaro è sostituito da servizi, non costituisce reddito tassato. Esistono poi ricadute positive per il territorio: i servizi forniti possono essere gestiti fra aziende delle economie locali.
Prendersi cura della famiglia con il welfare aziendale
Secondo uno studio di Confindustria – spiega ancora Domina – le aziende che erogano assistenza a familiari anziani o non autosufficienti sono quasi il 3%. Mentre quelle che riescono a fornire servizi di educazione sono il 6%. «Questa tipologia di benefit non può rientrare nel CCNL del lavoro domestico – precisa l’Osservatorio – ma può essere una misura indiretta per migliorare la gestione del lavoro di cura o di assistenza delle famiglie italiane».
La popolazione italiana continua ad invecchiare – stima il dossier -, e nel 2040 le persone con almeno 80 anni saranno oltre 6 milioni. Ovvero il 10% della popolazione totale. Dunque, aumenterà inevitabilmente il bisogno di cure. Sempre più famiglie dovranno fare i conti con i costi dell’assistenza in termini economici e di tempo. «Se lo Stato dovrà rispondere almeno in termini di detassazione – sostiene l’Osservatorio Domina -, i datori di lavoro hanno l’opportunità di aiutare i dipendenti fornendo benefit legati alla conciliazione e alla cura».
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