La casa per gli italiani è un luogo rassicurante e dopo l’esperienza della pandemia si evolve da luogo privato e di relazionalità familiare a sede di molte attività che prima erano svolte all’esterno.
A dirlo sono i dati raccolti nel Primo Rapporto Federproprietà e Censis “Gli italiani e la casa” che evidenziano come, nonostante le convivenze forzate, le abitudini stravolte e i tanti divieti, le persone abbiano saputo reinventare liberamente il legame con la casa.
L’Italia è uno dei paese con il più alto numero di proprietari di casa: il 70,8% delle famiglie ne possiede almeno una e ci vive, il 20,5% è in affitto e l’8,7% ha una casa in usufrutto o a titolo gratuito. Il 28% dei nuclei famigliari ha anche altri immobili.
Il dato non è legato necessariamente a redditi medio alti, perché anche tra quel 20% di famiglie che hanno una bassa disponibilità economica, il 55,1% è proprietario della residenza in cui vive.
Il valore sociale della casa
Persiste il valore sociale dell’abitazione, che anzi è stato rafforzato dall’esperienza della pandemia: molte funzioni sono state convogliate nelle abitazioni e oggi il 91,9% degli italiani considera la propria casa un rifugio. Mentre l’89,7% si sente rassicurato dall’esserne proprietario, l’83,1% dichiara di esprimere la propria personalità anche attraverso la casa, e il 78% ci trascorre gran parte del tempo libero.
La casa multifunzionale
Durante le fasi di lockdown si sono delineate nuove funzioni della casa: per gli studenti è diventata luogo di lezione e formazione a distanza, per tanti lavoratori è stata sede di smartworking; senza contare le attività sportive e quelle di cura e assistenza. Insomma la casa è tornata al centro dello stile di vita, non tanto nella versione tradizionale di garanzia del patrimonio familiare, quanto piuttosto come fattore di rassicurazione ed espressione di un’identità personale in un tempo difficile, fatto di paure e isolamento.
Il valore economico
Il 51,7% dei proprietari di casa è convinto che il valore del suo immobile non sia aumentato negli ultimi dieci anni, e questa percezione trova effettivamente conferma nel mercato: mentre in Europa i prezzi delle abitazioni sono cresciuti del 19,4% tra il 2010 e il 2019, in Italia sono calati del 16,6%, con una ripresa recente del 4,6% fra il 2019 e il 2021.
Il 53,2% dei risparmiatori ritiene oggi che la casa non sia più tra le migliori forme di investimento, in grado di garantire e rivalutare il patrimonio nel medio e lungo periodo. Inoltre le spese associate a un’abitazione sono un elemento incisivo sul bilancio economico: il 76,5% dichiara che pesano molto o abbastanza sul budget familiare, il 71,7% è convinto che le tasse sugli immobili siano troppo alte.
In effetti, nel corso di quest’anno e a fronte dell’inflazione, la voce di spesa legata all’abitare è aumentata del 34,4%, e se si considerano i beni energetici si arriva al 50,3%.
Il disagio abitativo
Non bisogna dimenticare che il 5,9% delle famiglie italiane è in condizioni di deprivazione abitativa e la domanda di case a prezzi sostenibili coinvolge gruppi sociali fragili perché disoccupati o impossibilitati a lavorare, alle prese con costi sanitari prolungati, o comunque a basso o bassissimo reddito. E non bisogna dimenticare gli anziani, alla ricerca di soluzioni abitative accessibili e inserite in una rete di servizi alla persona accessibili e a loro dedicati.
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