Accusato di essere razzista e misogino, colonialista e sessista. Il più grande commediografo di sempre è posto sul banco degli imputati dai manichei che vogliono eliminare la parte della nostra storia e della nostra cultura non allineata alle idee e al sentire contemporaneo.
C’è una locuzione in italiano che suona “fare mente locale”. Non significa solo “concentrarsi per cercare di ricordare tutto quanto si sa riguardo a un certo argomento”, come specifica il nuovo vocabolario Treccani. Lo stesso indica anche tra i dieci significati della parola mente “l’insieme delle conoscenze e delle idee di una persona”. In realtà l’aggettivo locale certamente specifica l’attenzione rivolta a una singola questione, ma insieme ne colloca l’approfondimento nella sua “località”, nella sua caratterizzazione ambientale. In quella totalità di condizioni sociali e culturali in cui l’argomento del quale si parla ha avuto origine e si è sviluppato. Quindi non è solo un concentrarsi generalista quello cui rimanda la nostra frase, bensì un concentrarsi che innanzitutto impegni il nostro pensiero verso il riportare ogni cosa di cui trattiamo alle sue condizioni storiche, geografiche e sociali di nascita e di sviluppo.
Quella cancel culture che ha scomodato Shakespeare
Ovvero il contrario del nuovo sport preferito da certa intellighenzia e certi esponenti politici, la cosiddetta cancel culture. Quella pratica che arriva verso di noi dagli Stati Uniti e dal mondo anglofono. Presunta affermazione dei diritti delle minoranze, da scelta di non supportare più persone, aziende o istituzioni che sono considerate inaccettabili dal punto di vista etico (che però, specie a livello di social, è ormai una sorta di boicottaggio e di linciaggio verso personaggi considerati misogini, omofobi, transfobici o quant’altro, come Kevin Spacey, Woody Allen, la stessa J.K. Rowling), è diventata ansia di abbattere i monumenti, di censurare autori e registi, persino di ostracizzare classici della letteratura e del teatro.
Financo è giunta a toccare il Bardo per eccellenza, il divino William Shakespeare, accusato di essere “razzista, colonialista e sessista”. Già, perché Il mercante di Venezia è obiettivamente antisemita, La tempesta propone la riduzione in schiavitù di Calibano, La bisbetica domata è un esempio “classico” di misoginia e Sogno di una notte di mezza estate un coacervo di stereotipi pericolosi. E poi c’è l’Otello, passato dall’interpretazione di Paul Robeson del 1943, che lo riteneva un atto d’accusa contro il razzismo dei bianchi, a quella del 1965 di Laurence Olivier in parrucca nera riccia, dipintura del viso con la pece e labbra ritoccate in rosso vivo. Una caricatura peraltro già criticatissima all’epoca. Per ora Shakespeare, tradotto in più di cento lingue, resiste, forte delle rappresentazioni delle sue piece in tutto il mondo e degli oltre due miliardi di copie vendute.
Tra cancel culture e politicamente corretto
Ma se traballa un riferimento assoluto come il drammaturgo inglese vuol dire che questo nuovo maccartismo – estremizzazione del politically correct fin troppo praticato – sta diventando pericoloso. Una minaccia per la libertà, tanto che uno storico americano ha persino considerato che, poiché l’indipendenza americana sarebbe nata nel 1776 per difendere il regime schiavista, andrebbe anch’essa ripudiata. Si tratta di una forma di “cancellazione del passato” inaccettabile. Come dice papa Francesco, la voce più autorevole finora espressasi in maniera chiara contro questa prassi, «si va elaborando un pensiero unico, pericoloso, costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica (sostantivo che deriva dal termine greco il cui significato è “arte dell’interpretazione”, ndr.) dell’epoca, non l’ermeneutica di oggi». Inutile aggiungere che le infinite contraddizioni e colpe che si sono succedute nei secoli hanno peso, significato e sostanza del tutto differenti tra loro. Dovremmo radere al suolo il Colosseo perché era sede delle persecuzioni dei cristiani dati in pasto alle fiere?
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