Fin dall’antichità i capelli hanno rivestito un importante ruolo simbolico, rappresentando la forza, lo status e il valore identitario del singolo o dei diversi gruppi. Così come, a volte, è stato il cranio rasato e lucente ad essere considerato un attributo di bellezza e solennità.
Una difesa dai raggi solari, un ostacolo alla vitamina D o un segnale preoccupante?
Ma i capelli non rivestono solo un ruolo “estetico”: la loro assenza ci esporrebbe, infatti, ai raggi diretti del sole. Poiché l’esposizione solare è una delle principali cause dell’invecchiamento cutaneo, rischieremmo una pelle macchiata ed un aspetto meno gradevole.
Tuttavia, c’è chi afferma – come l’urologo statunitense Jonathan Wright – che una maggiore dose di sole sulla testa innalzerebbe il livello di vitamina D, con un conseguente effetto protettivo da infiammazioni e tumori.
In passato, poi, la calvizie è stata associata a diversi problemi di salute. Chiarito definitivamente da uno studio del Copenhagen City Hearth Study, che non esiste nessuna differenza di aspettativa di vita legata alla presenza o meno dei capelli, restava però da approfondire il tema associato ad alcune patologie.
Calvizie e cuore: che rapporto c’è?
Una ricerca presentata alla Conferenza Annuale della Cardiological Society of India nel 2017, ha associato la calvizie precoce ad un aumento di ben 5 volte del rischio di infarto. Ma uno studio più recente, condotto dall’Università di Essen, in Germania, mostra invece un legame piuttosto labile tra calvizie e sviluppo delle malattie coronariche.
Per la salute del cuore conterebbero altri fattori, come diabete e obesità. Per i ricercatori, infatti, il rischio di malattie coronariche per gli uomini affetti da calvizie sarebbe solo “lievemente aumentato” rispetto agli uomini senza lo stesso problema.
Prostata infiammata e tendenza alla calvizie: c’è un nesso?
Ma le buone notizie non finiscono qui. Per anni infatti la ricerca ha attribuito alla calvizie un ruolo nello sviluppo del tumore alla prostata. È il caso di uno studio pubblicato sul Journal of Clinical Oncology in base al quale gli uomini affetti da calvizie a 45 anni, presentano un rischio maggiorato del 40% di sviluppare nel tempo una forma aggressiva della malattia. Mesi fa, però, un team di ricercatori americani della Case Western Reserve University di Cleveland, ha invece rivelato di non aver riscontrato alcuna associazione tra la calvizie insorta a 45 anni di età e il rischio di futuro tumore alla prostata. Lo studio è autorevole, poiché condotto su un campione significativo di oltre 5.000 uomini, monitorato nel corso di più di 20 anni.
La calvizie, un “vecchio” problema
Se gli ultimi dati sono confortanti per la salute, rimane il fatto che per molti la perdita di capelli rappresenta un disagio, se non un problema. Del resto, fin dai tempi lontani gli uomini, tanto più se di potere, hanno cercato di nascondere o combattere la calvizie. Come Giulio Cesare, politico e seduttore, che ricorreva al “riportino” per nascondere una fronte troppo spaziosa. O come il Re Sole, Luigi XIV, che nascondeva il problema sotto un’abbondante parrucca.
Molti erano i rimedi, più o meno fantasiosi, messi in campo per combatterla. Dal trito di topi, grasso animale e denti di cavallo di stampo egizio (e chissà se Cleopatra lo abbia suggerito anche a Cesare), agli escrementi d’oca usati dai Vichinghi. Oggi, pur non essendo ancora disponibile una cura certa in grado di far ricrescere i capelli, è possibile in alcuni casi affrontare il problema più o meno con successo.
Terapie moderne
Alcune terapie sono topiche, come l’impiego di vasodilatatori per prolungare il ciclo vitale del capello o di antinfiammatori in caso di infiammazione perifollicolare. Quando si parla di alopecia androgenetica, inoltre, può essere d’aiuto assumere estratti di serenoa repens, una piccola palma originaria degli Stati Uniti. Ma sempre sotto controllo medico.
C’è chi fa uso poi di un’ultima novità tecnologica proveniente dalla Cina. Si tratta di speciali cappellini – disponibili su Internet – che emettono all’interno della loro calotta raggi laser a bassa frequenza. Secondo i realizzatori vanno indossati con regolarità per tentare di avere un buon risultato. Ma, anche qui, i risultati restano molto dubbi.
Il needling, una tecnica per rinforzare i capelli da dentro
Esiste poi una tecnica costosa chiamata needling. Consiste nel far penetrare nella cute sostanze vitaminiche o farmaci, per favorire la crescita del capello.
Gli ultimi ritrovati prevedono iniezioni di plasma contenente un’alta concentrazione di cellule staminali. Tuttavia, Piero Tesauro, presidente della SiTri, la Società Italiana di Tricologia, ha precisato in un’intervista: «Il paziente deve sapere che il risultato finale non è certo. Queste cure funzionano infatti nel 60/70% dei casi e non c’è modo di sapere in anticipo se funzionino o meno».
Il fascino borghese della calvizie
Ma secondo una ricerca quello che per molti è un problema, avrebbe anche effetti positivi. I calvi sono giudicati più intelligenti, influenti, colti e onesti degli altri. Lo rivela su BBC online uno studio condotto da Frank Muscarella, psicologo della Barry University.
Il ricercatore, sottoponendo alcune immagini degli stessi uomini con o senza capelli all’esame di 100 studenti maschi e 100 femmine, ha scoperto che i calvi appaiono più intelligenti, influenti, attendibili, colti, onesti e disponibili. La calvizie potrebbe dunque essere vista come un segnale di status sociale elevato. E non solo: gli uomini senza (o con pochi) capelli sono considerati anche meno aggressivi e – a giudicare dai miti di Hollywood – anche più sexy.
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