Un tempo la skincare era sinonimo di cura della pelle, oggi sembra diventata una corsa sfrenata all’accumulo seriale. Routine di bellezza infinite, prodotti sponsorizzati da celebrità, il dilagare della beauty mania su TikTok. Ma quando la cura della pelle è diventata una forma estrema di consumismo?
Negli ultimi anni, il concetto di skincare ha subìto una vera e propria mutazione genetica. Da semplice gesto di benessere è diventato un rituale quasi mistico, alimentato da un’industria che sforna prodotti a ripetizione e dai social media che trasformano ogni trend in una necessità assoluta. Quello che un tempo era un approccio essenziale – detergere, idratare, proteggere – si è trasformato in una maratona di acidi, sieri, maschere e gadget high-tech, spesso senza alcun reale beneficio.
E chi guida questa rivoluzione consumistica? Gli influencer e le piattaforme social, che hanno reso virali mode come il contouring (makeup che modella i lineamenti attraverso un gioco di luci e ombre, ndr) o la glass skin (trattamento per una pelle pura e luminosa, ndr), spingendo milioni di persone a riempire i propri scaffali di prodotti superflui. Il fenomeno è evidente: l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt (me l’ha fatto comprare TikTok) ha accumulato milioni di visualizzazioni, creando una domanda per cosmetici che spesso sono variazioni sullo stesso tema e, nella migliore delle ipotesi, composti perlopiù da acqua. Il meccanismo è chiaro: per mantenere viva l’attenzione dei follower, servono sempre nuove formule, nuovi packaging, nuove tendenze. Del resto, la stessa piattaforma TikTok ha ammesso che il 67% degli utenti si sente spinto a comprare qualcosa, anche quando non ne aveva intenzione.
Il business della bellezza, o forse sarebbe più corretto dire dell’illusione della bellezza, ha colto al volo questa opportunità, registrando una crescita annua del 4,6% a partire dal 2000. Ma a quale prezzo? Oltre a svuotare i portafogli, questo consumismo esasperato ha un impatto devastante sull’ambiente: ogni anno vengono prodotte circa 120 miliardi di confezioni in plastica per i cosmetici, e tra il 20 e il 40% dei prodotti rimane inutilizzato.
E poi ci sono gli irriducibili della skincare, quelli che non si accontentano di avere decine di creme e sieri, ma acquistano anche mini-frigoriferi per conservare i prodotti alla temperatura ideale, organizer, bauli e scaffali interamente dedicati alla loro collezione. Sì, perché ormai non basta più comprare, bisogna trovare anche lo spazio per esporre con stile la propria ossessione. E così, attorno alla beauty routine, è nato un mercato parallelo di accessori e gadget, un circolo vizioso dove ogni nuovo acquisto sembra giustificare il successivo.
Ma la skincare non è l’unico settore in espansione. Secondo un rapporto di McKinsey, l’industria della bellezza sta rapidamente conquistando nuovi territori: trattamenti per capelli, maschere per il cuoio capelluto, prodotti per migliorare la qualità del sonno come spray per cuscini e maschere per gli occhi. Ogni aspetto della cura personale viene trasformato in un’occasione per vendere qualcosa di nuovo, qualcosa di ‘fondamentale’ che fino a ieri nessuno sapeva di volere.
Il problema? Accumuliamo più prodotti di quanti riusciremo mai a usare prima della scadenza. La produzione aumenta, i rifiuti si moltiplicano. Si stima che il 6,2% della produzione annuale venga scartato prima ancora di arrivare sugli scaffali, mentre quello che viene effettivamente acquistato spesso non viene completamente utilizzato. E il packaging? Ovviamente in plastica, è destinato a restare nelle discariche per secoli.
Per inciso, il trucco è un’arte e la dermatologia una scienza, ma la realtà è che l’industria della bellezza oggi ha molto più a che fare con il consumismo che con la cura della pelle. È una macchina perfetta, costruita per vendere desideri impacchettati in flaconi scintillanti.
Il problema non è solo economico (o psicologico), ma anche ambientale. Dietro a video patinati e illusorie promesse di perfezione, si nasconde un’enorme quantità di spreco e inquinamento, una realtà molto meno glamour che nessuna crema può davvero cancellare.
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