Il rapporto tra individui in età lavorativa, ossia fra i 15 e i 64 anni, rispetto a bambini e anziani è oggi di due a uno. Ma l’Italia del 2050, con la progressiva diminuzione delle nascite e il costante invecchiamento della popolazione, vedrà la proporzione ridursi di uno a uno.
Il Sole24Ore ha analizzato i dati Istat e dalle tendenze demografiche di oggi emerge una progressiva diminuzione dei residenti, con un calo concentrato proprio nella fascia dell’età lavorativa. Le conseguenze economiche saranno importanti, perché nei prossimi due decenni il Pil potrebbe scendere del 18%, passando da 1.909 miliardi di euro a 1.558, con una quota pro capite inferiore di circa 5 mila euro.
L’Italia del 2050 per i giovani e i nuclei familiari
Oggi in Italia, nella fascia fra i 30 e i 34 anni, si conta una proporzione a sfavore degli “autonomi”: ogni tre giovani che vivono da soli e si mantengono, ce ne sono due che non lo sono e vivono ancora con i genitori. Fino agli Anni Novanta il rapporto era di quattro a uno. Anche i matrimoni sono passati dai 420 mila all’anno negli Anni Settanta ai 100 mila del periodo successivo alla pandemia. Segno che le necessità legate alla riorganizzazione del lavoro, degli spazi e delle vite hanno generato un cambiamento sociale.
In questo senso, tuttavia, la previsione a vent’anni è rosea. Si prevede, infatti, un nuovo aumento del numero delle famiglie – dai 25,3 milioni del 2021 ai 26,3 milioni del 2041 (+3,8%) -, ma si tratterà di nuclei sempre più piccoli, con una media di persone che passerà dalle 2,24 del 2021 alle 2,12 del 2041. Quelle con la presenza di una relazione di coppia o di tipo genitore-figlio, passeranno da 3 a 2,8 componenti.
L’invecchiamento della popolazione
Per quanto riguarda la forza lavoro, invece, dal 2019 il numero di persone in età lavorativa (fra i 15 e i 64 anni) è diminuito di quasi 800 mila unità. Si prospetta che entro il 2040 si riduca ulteriormente di oltre sei milioni di persone. D’altronde la stessa età lavorativa potrà superare il limite convenzionale di 64 anni, a causa del miglioramento delle condizioni di vita e di salute e delle riforme pensionistiche. Ma allo stesso tempo occorrerà lavorare per aumentare la partecipazione delle donne e dei giovani al lavoro, i cui tassi di occupazione in Italia sono fra i più bassi d’Europa.
Il rapporto Ocse sull’Italia del 2050
Secondo il rapporto Working Better with Age presentato dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo economico sulla base degli odierni schemi di pensionamento, il numero di persone over 50 inattive o pensionate che dovranno essere sostenute dai lavoratori potrebbe aumentare di circa il 40%. L’Italia, insieme alla Grecia e alla Polonia, è uno dei paesi più a rischio con una previsione al 2050 di 101 inattivi o pensionati per 100 lavoratori. E questo disequilibrio potrebbe interrompere la crescita degli standard di vita dei giovani sui quali graveranno i costi di un welfare sempre meno sostenibile.
© Riproduzione riservata