L’intelligenza artificiale può davvero fermare le prossime pandemie? Un nuovo studio analizza il ruolo dell’IA nella previsione e nella gestione delle epidemie che nei prossimi 5 anni potrebbe salvare molte vite umane
L’intelligenza artificiale si rivela anche un alleato prezioso nella lotta contro le epidemie. Nei prossimi 5 anni, la sua integrazione nei sistemi di risposta nazionali potrebbe infatti salvare numerose vite umane, grazie alla capacità di anticipare l’andamento e la localizzazione dei focolai. Recenti sviluppi nelle metodologie di IA stanno portando a risultati sempre più significativi, anche con quantità di dati limitate, superando così una delle principali sfide finora incontrate. Questa maggiore efficacia apre scenari promettenti per l’utilizzo dell’IA nella gestione della salute pubblica.
La rivoluzione dell’intelligenza artificiale
Uno studio pubblicato su Nature delinea per la prima volta come i progressi nell’IA possano accelerare la ricerca in risposta alle malattie infettive e alle epidemie. Gli scienziati sono ottimisti: i progressi nell’Ai possono aiutare davvero il mondo a prepararsi alla prossima pandemia. E proprio per far sì che succeda, un team globale di esperti chiede una migliore collaborazione tra mondo accademico, governo e industria, per garantire sicurezza, responsabilità ed etica nell’uso dell’Ai applicata alla ricerca sulle malattie infettive.
Come applicare l’intelligenza artificiale alle pandemie?
Secondo Moritz Kraemer del Pandemic Sciences Institute dell’Università di Oxford, l’IA aiuterà ad anticipare meglio l’insorgere di epidemie. Sarà possibile, infatti, prevedere con maggiore precisione dove e quando inizieranno le epidemie, grazie all’analisi di enormi quantità di dati climatici e socioeconomici. Sarà anche possibile prevedere la traiettoria delle epidemie, tracciandone la diffusione delle malattie e anticipando l’evoluzione. Infine, gli studiosi potranno valutare l’impatto delle epidemie sui singoli pazienti. Grazie allo studio delle interazioni tra il sistema immunitario e i patogeni, potremo prevedere come le epidemie colpiranno le persone e personalizzare le cure.
Vaccini più rapidi, diagnosi precoci, monitoraggio mirato: l’IA al servizio della salute pubblica
L’autore principale, il professor Moritz Kraemer del Pandemic Sciences Institute dell’Università di Oxford, ha affermato: “Nei prossimi cinque anni, l’intelligenza artificiale ha il potenziale per trasformare la preparazione alle pandemie”. Sarà infatti fondamentale per aiutare a determinare le proprietà di nuovi patogeni, prevederne i tratti e identificare eventuali salti tra specie. Prevedere quali nuove varianti di agenti patogeni già in circolazione, come il virus Sars-CoV-2 e quello dell’influenza, potrebbero emergere. E quali trattamenti e vaccini sono più efficaci per ridurne l’impatto. Si prevede anche una possibile integrazione, tramite IA, dei dati a livello di popolazione con dati provenienti da fonti a livello individuale. Tra cui tecnologie indossabili come la frequenza cardiaca e il conteggio dei passi, per rilevare e monitorare meglio i focolai.
Le chiavi per un’IA efficace contro le pandemie
Gli scienziati però invitano alla cautela: l’intelligenza artificiale non è una panacea per le malattie infettive. Pur riconoscendone il potenziale, esprimono forti preoccupazioni per la qualità e la rappresentatività dei dati utilizzati per “addestrare” i sistemi di IA. Come sottolinea Eric Topol, autore dello studio, l’IA può trasformare la mitigazione delle pandemie, ma dipende da una collaborazione globale e da dati di sorveglianza completi. Per Samir Bhatt, autore principale dello studio, le epidemie rimangono una minaccia costante, ma l’IA offre ai decisori politici un nuovo strumento potente per guidare interventi informati.
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