Lo scorso 23 agosto, alle 14.33 ora italiana, la missione spaziale indiana Chandrayaan-3 ha portato il lander Vikram, una navicella del peso di circa 1800 chilogrammi, a posarsi sul suolo lunare.
Al secondo tentativo (il primo, nel 2019 con la missione Chandrayaan-2, si era risolto in uno schianto della navicella per difficoltà di frenata) l’India è riuscita a consacrarsi come il quarto Paese ad aver fatto atterrare sulla luna un mezzo spaziale – dopo Russia, Stati Uniti e Cina – e il primo ad esserci riuscito nella regione del polo sud del nostro satellite. Un successo tutt’altro che scontato, visto che solo quest’anno ben due missioni (una privata giapponese, Hakuto R, e una russa, Luna-25, diretta proprio al polo sud del satellite) hanno fallito l’allunaggio. Nel 2019 la stessa sorte era toccata alla missione israeliana Baresheet-1.
La missione Chandrayaan (che in sanscrito che significa “veicolo spaziale”) numero tre è partita il 14 luglio dal centro spaziale Satish Dhawan, nello Stato indiano meridionale dell’Andhra Pradesh, e si è messa in orbita intorno alla luna il 5 agosto. Il 17 agosto, nell’ambito di una procedura molto cauta, il modulo propulsivo si è staccato dal lander, che ha raggiunto la sua orbita finale due giorni dopo. Alle 13.14 del 23 agosto è cominciata la procedura di atterraggio automatico, senza possibilità di intervento dalla terra, che si è conclusa felicemente un’ora e venti minuti più tardi.
L’India sulla luna: il giubilo nazionale
Le scene di giubilo nella sede dell’ISRO (Indian Space Research Organization) testimoniano la portata storica dell’evento, sottolineata anche dal primo ministro Narendra Modi, che – in collegamento dal Sudafrica dove stava partecipando a un vertice internazionale – ha sventolato il tricolore indiano sottolineando che il Vikram ha portato sulla luna “i sogni e le speranze dell’India” e di tutti sud del mondo. “Tutti possiamo aspirare alla luna!”, ha concluso in un discorso pieno di patriottismo e buoni sentimenti. In effetti i filmati diffusi su Twitter dall’agenzia spaziale indiana riportano all’epoca d’oro della corsa allo spazio: panoramiche a volo d’uccello sulla superficie lunare, fotografie del suolo grigio e polveroso, che accendono di entusiasmo per il mistero inesauribile dell’universo e lo sforzo umano per svelarne parti sempre nuove.
Le ricerche del rover
Dal lander Vikram è già sceso il rover Pragyan, ventisei chili di peso, che esplorerà la zona alla ricerca di giacimenti di acqua ghiacciata. Altri dispositivi presenti sul rover analizzeranno la composizione chimica e mineralogica del suolo lunare e studieranno le rocce in cerca di elementi come manganese, alluminio, titanio, ferro e silicio. L’attività del Vikram e del Pragyan dovrebbe esaurirsi entro la metà di settembre, quando la fine del giorno lunare li lascerà privi di alimentazione. Il subcontinente indiano, la nazione più popolosa del mondo col suo miliardo e trecento milioni circa di abitanti, attende molto da questa missione e dallo sviluppo dell’industria aerospaziale: l’obiettivo, espresso da un programma governativo elaborato proprio nel 2023, è quello di ampliare il contributo dell’India alla “space economy” mondiale dal 2 al 9% entro il 2030.
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