Le norme europee impongono sempre più drastiche riduzioni alle emissioni e l’auto elettrica sembra un futuro inevitabile. Convinzioni e dubbi su ciò che ci attende
L’ultima notizia è di quelle che dovrebbero essere dirimenti: l’auto elettrica potrà prestissimo attaccarsi a ogni presa. Ovvero le colonnine nelle abitazioni, che, grazie al superbonus sono comunque in esponenziale diffusione, stanno per diventare obsolete. Vari gruppi, a cominciare dall’italiana Engineering con il progetto Mobile Energy, sono in fase conclusiva con l’elaborazione di sistemi che prevedono dispositivi integrabili con qualsiasi punto di erogazione della corrente, con qualunque potenza o tipologia di fornitura, cui si sommano applicazioni per identificare tramite smartphone e Bluetooth l’utilizzatore e addebitargli la spesa.
L’auto elettrica? Un futuro inevitabile
Un ulteriore segnale che le aziende si rendono conto ogni giorno di più che la via verso l’auto elettrica – ma i sistemi saranno utilizzabili anche per le moto, le cargo bike e quant’altro – è un futuro inevitabile. Del resto, le norme europee impongono sempre più drastiche riduzioni alle emissioni, che dovranno portare alla produzione e vendita di sole auto a emissioni zero dal 2035. Qui però il condizionale della prorogabilità è d’obbligo, considerato che anche il tycoon di Tesla Elon Musk prevede che servano ancora più o meno trent’anni per arrivare a una mobilità senza emissioni.
Quello che è certo è che con l’auto elettrica non si parla solo di modelli innovativi, ma di un intero ecosistema industriale. Dovrà, infatti, sostenere l’utilizzazione da parte di fruitori che spesso si nascondono dietro le prime difficoltà per dimenticare i motivi razionali nella scelta della vettura e farsi prendere dalle scelte di cuore. Avremmo, altrimenti, così tanti suv per le vie trafficate e strette dei centri di città e borghi e così tante supercar rasoterra nelle zone residenziali invase dai dossi?
I costi dell’auto elettrica
L’auto rimane la spesa più costosa, dopo la casa, per tutte le famiglie. Affrontarla in maniera razionale, valutando vantaggi tecnici, economici e ambientali, è sempre più indispensabile e gli italiani lo sanno. Le tranche da decine di milioni degli ultimi ecobonus si sono volatizzate in un paio di giorni. I prezzi però rimangono alti, anche se esclusivamente a causa delle batterie. Un motore elettrico da 200 cavalli ha un costo industriale medio di 500 euro – contro gli oltre 5000 di uno a combustione – cui però vanno aggiunti i 7/8000 euro del pacco batterie, peraltro diminuito di prezzo del 90% nell’ultimo decennio.
I vantaggi dell’auto elettrica
Aspettando il significativo calo che sarà indotto dal raggiungimento di quella che gli esperti chiamano “massa critica” – la quantità di venduto che permetterà ai profitti da auto elettriche di superare quelli da modelli con motore termico, previsto per il 2025/2026 – possiamo valutare alcuni vantaggi di cui approfittare.
I concessionari sono disponibili a qualche sconto (vale la pena sondarne diversi). Inoltre, le rate, nonostante gli ultimi aumenti causa inflazione, hanno ancora tassi abbordabili. Per non parlare dei bonus statali e locali ancora in essere e volentieri indicati dai venditori. Poi, le formule di marketing per l’acquisto sono variegate (e richiedono attenzione) e le polizze assicurative possono permettere ulteriori risparmi. Infine, sussistono i vecchi trucchi di acquistare un modello a “km zero”, intestato alla concessionaria, formalmente “usato” e in offerta, oppure di fine produzione, scontato e senza più i difetti delle prime catene di montaggio. Anche in questi casi è opportuno visitare diversi saloni per cogliere la proposta più accattivante, anche perché i modelli, con le varie combinazioni di alimentazione, sono sempre più numerosi.
I dubbi sull’auto elettrica: le colonnine pubbliche
Rimangono almeno due dubbi. Il primo riguarda la quantità insufficiente di colonnine pubbliche, specie quelle a ricarica rapida, lungo le strade. In Italia sono attorno alle 20mila, ovvero poco più di 5 ogni 100 km di strada. Contro le 15 del Portogallo, le 20 della Germania, le 50 dell’Olanda, ma in linea con Francia, Svezia, Austria e molte più di Spagna, Polonia e Finlandia. Di quelle italiane, però, solo il 4% sono fast e addirittura il 21% non funziona, perché non è collegato. I finanziamenti del Pnrr però copriranno il 40% a fondo perduto dei costi di installazione per 7.500 stazioni di ricarica super-veloci su strade extraurbane (autostrade escluse) e almeno 13.755 su quelle urbane, da attivare entro la fine del 2023.
Il consumo energetico e la produzione di batterie
L’altro dubbio rappresenta tuttora il vero tallone d’Achille del settore: il consumo energetico necessario alla produzione delle batterie. Se sono ormai recuperabili per quasi il 95%, sono i 60 kWh di energia necessari per realizzare una batteria da un kWh – le auto ne montano che vanno dai 6 di Renault Twizy ai 120 della supercar Rimac Nevera – a suscitare apprensione. Perché il beneficio ambientale che le auto elettriche attivano, restituendo fino al 95% dell’energia consumata (contro lo scarso 40% di quelle a pistoni), rischia di azzerarsi se non si risolve il problema globale dei metodi per produrre elettricità, ancora in massima parte legati agli idrocarburi.
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