Il medico israeliano Shai Efrati ha illustrato all’università di Padova le sue teorie sulla riabilitazione conoscitiva tramite l’uso dell’ossigenoterapia iperbarica. Effetti dimostrati su lesioni cerebrali, malattia di Alzheimer e declino funzionale relativo all’età
L’apnea può contrastare l’invecchiamento cerebrale: lo sta dimostrando, con approfonditi studi scientifici, il medico israeliano Shai Efrati, studioso noto a livello mondiale per le sue ricerche sulle malattie del cervello e in particolare sull’ossigenoterapia. Nelle scorse settimane, invitato in Italia dal professor Gerardo Borso per un convegno dell’Università di Padova sulla medicina iperbarica, Efrati si è immerso nel laboratorio della piscina con acqua termale più profonda del mondo: la Y-40 The Deep Joy di Montegrotto Terme, accompagnato dallo professor Bosco.
Da molti anni Efrati dedica alla medicina iperbarica i propri studi: presidente della Società israeliana per l’immersione e la medicina iperbarica dal 2008, dal 2020 ha sviluppato gli studi sulla somministrazione dell’ossigeno nella cura e nei processi di antiaging, affermandosi come uno dei massimi esperti mondiali nella ricerca sul cervello e sul suo invecchiamento.
Ora Efrati è a capo del programma di ricerca sulla neuroplasticità e sulla riabilitazione conoscitiva tramite l’uso dell’ossigenoterapia iperbarica: con i suoi studi clinici, sta dimostrando come questo trattamento migliori le funzioni neurocognitive. In particolare, il suo attuale lavoro si sta concentrando sugli effetti rigenerativi dell’ossigeno iperbarico su lesioni cerebrali come ictus, sindrome post-commozione cerebrale, long Covid, stress post traumatico, ma anche su malattia di Alzheimer e declino funzionale relativo all’età.
L’apnea contro l’invecchiamento cerebrale: l’ossigenoterapia e i suoi benefici
L’immersione della Y-40 è stata per Efrati un’esperienza molto interessante: “Mi incuriosisce molto Y-40 come Open Lab, soprattutto se legato all’apnea, che ritengo sia un’attività di allenamento anche cerebrale”, ha spiegato Efrati. “Quest’attività, se non portata all’estremo, non comporta rischi per l’organismo, anzi: attraverso il controllo del cervello, prepara e sfida il corpo, stimolandolo in maniera attiva”.
Come spiega il professor Bosco: “Dopo molti anni di lavoro, una nuova indicazione dell’ossigenoterapia iperbarica è stata accettata, ossia provata scientificamente, in Europa e poi negli Stati Uniti. L’intervento di Shai Efrati al convegno internazionale ha spinto molto sui benefici di questa nella rigenerazione del cervello e quindi sull’uso dell’OTI nelle neurodegenerazioni”. Ci sono però anche altre possibili e promettenti applicazioni cliniche, come quella di cui ha parlato Folke Lind, arrivato da Stoccolma: i benefici dell’ossigenoterapia sulle patologie intestinali infiammatorie. Infine, riferisce Bosco:“L’ex studente del master, Simone Schiavo, ora a Toronto come professore di anestesia, ha trattato i risultati molto promettenti in patologie neurodegenerative”.
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