Nell’ultimo anno gli over 50 che hanno manifestato sintomi dovuti all’ansia da pandemia o alla depressione hanno avuto ripercussioni maggiori sulle proprie condizioni mentali.
Per rendere l’idea, i ricercatori dell’Università di Exeter e del King’s College di Londra hanno condotto uno studio per analizzare il nesso fra lockdown, malessere psichico e decadimento. Nella ricerca hanno parlato di un invecchiamento mentale di circa sei anni, concentrato proprio nell’anno di maggiore isolamento a causa del Covid-19.
L’ansia da pandemia
La ricerca è stata condotta online su un campione di 6mila persone che hanno regolarmente compilato questionari ed eseguito test cognitivi. Dai dati raccolti è emerso che i soggetti più ansiosi o depressi nel periodo 2019-2020 hanno riscontrato una perdita della memoria a breve termine e una riduzione della capacità di concentrarsi. Capacità che in una fase di invecchiamento “naturale” si raggiunge in sei anni e non in due.
“L’impatto senza precedenti dei periodi di blocco e la paura del virus hanno peggiorato certamente la salute mentale”, ha spiegato Helen Brooker, la ricercatrice che ha guidato lo studio . “I risultati indicano che un 60enne che ha sofferto di ansia e depressione nei primi 12 mesi di Covid avrebbe l’età mentale di un 66enne.”
Mantenere la mente attiva
L’intenzione del gruppo di ricerca, che ha presentato i risultati alla conferenza Clinical Trials on Alzheimer’s Disease lo scorso 9 novembre, è quello di andare avanti e continuare a monitorare l’impatto della pandemia. Un modo per essere preparati ad eventuali scenari futuri della stessa natura. Un elemento che già oggi appare chiaro, però, è l’importanza della stimolazione mentale e dell’esercizio fisico. Questi due aspetti, infatti, hanno attutito l’impatto della pandemia e restano fattori chiave per mantenere le proprie capacità cognitive.
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