Uno sguardo al passato pieno di gratitudine e uno rivolto alle opportunità del futuro, sempre con la consapevolezza di essere fortunati: a tutte le età. Così dovremmo affrontare il 2023, un anno ancora tutto da costruire.
Il nuovo anno è un campanello. Trilla a indicarci che qualcosa è cambiato. Spesso, in maniera impercettibile; talvolta, no. Di certo segna un passaggio, un momento di transizione che ciascuno di noi affronta in maniera diversa: chi quasi come fosse una routine, chi come un traguardo, chi, ancora, carico di aspettative; altri, senza battere ciglio.
Eppure, questo nuovo anno, si è aperto senza un fardello che ci ha accompagnati almeno pesantemente per due: quello della pandemia da Covid. È da qui che siamo partiti con la professoressa Susanna Pallini, psicologo clinico specialista in Psicoterapia cognitivo comportamentale nonché professore ordinario di Psicologia dello Sviluppo all’Università degli Studi Roma Tre. «Chiaramente abbiamo avuto una serie di contingenze, tra cui Covid, guerra e difficoltà occupazionali, che hanno delineato uno scenario di incertezza che ha reso difficile prefigurarsi il futuro e quindi c’è una tendenza molto spiccata a vivere il presente», ci ha detto. Un segnale ambivalente che non può di certo essere ignorato. Al netto delle migliori prospettive, infatti, un’incognita c’è ed è proprio nelle parole della stessa professoressa. «Questo stare nel presente – ci dice ancora – cui le contingenze ci hanno portato, non ci ha messi nelle condizioni di saper sempre cogliere il presente e assaporarlo. È come se, anche una volta distanti dall’emergenza, tendessimo a continuare ad affrontare la vita solo nel quotidiano». In pratica, come se fossimo costantemente di fronte a una sfida, con un peso da sopportare e gestire ogni giorno.
Una tara, dunque, su quest’anno appena cominciato ma che può invece trasformarsi in una utile premessa. La consapevolezza di ciò da cui tutti noi partiamo può, incredibilmente, aiutarci appunto a trasformare la salita in un lievissimo pendio. Essere consci del fatto che veniamo – tutti – da una periodo assai complicato può renderci più indulgenti verso noi stessi e aperti verso il prossimo. «A prescindere da quale età noi si abbia, occorrerebbe avere uno sguardo veggente e contemplante», ci dice ancora Pallini utilizzando una formula mutuata dalla filosofia. Il che vale a dire: «In questo nuovo anno – come in ogni anno nuovo che verrà – occorre conservare la disposizione ad avere uno sguardo capace di progettualità, di proiezione sul futuro: il cosiddetto sguardo veggente. Nello stesso tempo non va perso il cosiddetto sguardo contemplante, che è ciò che ci rende capaci di cogliere il positivo della vita. Nei Paesi occidentali, in cui la vita è qualitativamente migliore che in tanta parte del mondo, dovremmo avere la capacità di individuare ciò di cui poter essere grati».
Una promessa a noi stessi, prima di tutto, che – specie nelle prime pagine di questo nuovo diario delle buone intenzioni -, non possiamo non scrivere. Che si sia appunto giovani o meno. Tanto più che il transito ad un nuovo anno ci accomuna un po’ tutti. «Le aspettative di vita sempre più lunghe – afferma la docente – ci impongono di riconsiderare in maniera attenta il nostro rapporto con il tempo. Intanto – è bene precisarlo – anche nell’invecchiare qualcosa è cambiato», e ci spiega come la categoria di anziano sia ormai quasi una scatola vuota. «Ormai si parla di “anziani giovani” e “anziani anziani”. Fino a un po’ di tempo fa le fasi della vita descrivevano l’età anziana con la fase finale della stessa. Adesso, sia per l’aumento appunto della speranza di vita sia per l’allungamento dell’attività lavorativa, c’è una categoria di anziani giovani che in realtà conduce una vita caratterizzata da uno stile e da impegni molto più vicini al mondo giovanile. Poi ci sono i cosiddetti “anziani anziani” – una popolazione anziana che si avvia anche per i cento – le cui esistenze, come psicologo ma anche come persona appartenente al consesso umano, vorremmo fossero ancora e tanto dense di significato». Ci spiega infatti Pallini quanto dare significato alla propria esistenza porti beneficio agli anni che viviamo. «Se una persona percepisce che la propria vita non ha significato, sicuramente avrà una maggiore tendenza depressiva. La depressione è inversamente proporzionale al significato che noi diamo all’esistenza».
Ecco perché, specie al debutto di un nuovo anno, occorre farci caso: cambiare, se necessario, prospettiva. «Sa l’aforisma che ci vuole un villaggio per crescere un bambino? – continua la docente di Roma Tre -. Ecco, io credo che ci voglia anche un villaggio per potersi mettere in connessione con gli “anziani anziani”. Va riconosciuto – e c’è l’occasione di un nuovo anno – valore alla relazione con queste persone. È una scommessa educativa il cui beneficio non è solo a favore dei senior. Oggi i giovani si sentono sempre più inutili – non c’è lavoro per tutti – e allora è importante che colgano, invece, le necessità sociali che ci sono e una necessità sociale è quella degli anziani». Bisogno di spazi e riconoscimento, dunque, che invece che dividere possono avvicinare.
L’anno nuovo è perciò un’opportunità per tutti e la gestione del cambiamento peculiare per ciascuno di noi. «Alle persone molto in là con gli anni, quelle che magari autolimitandosi sono rimaste chiuse nelle loro case il 31 andando a letto alle otto e mezzo di sera, mi sento di dire che occorre passare dalla condizione di attesa, di cristallizzazione della loro vita per rientrare in una modalità dinamica in cui valorizzare le relazioni interpersonali e rendersi conto che, anche in un’età molto avanzata, si può dare qualche cosa all’altro e si può ricevere qualche cosa dall’altro. Agli “anziani giovani” posso invece dire che non dobbiamo sempre stare a guardare a nuovi scenari, ma cercare di entrare in una fase in cui cominciare a godere delle conquiste che abbiamo fatto nel corso della nostra vita. Non correte troppo in avanti per scongiurare la paura della morte, ma fermiamoci per poter assaporare la vita».
Alla fine della nostra conversazione comprendiamo – tanto più con la premessa di questo nuovo anno – quanto sia prezioso fermarsi e guardare il proprio passato e il proprio presente conservando però una speranza sul futuro. «C’è ancora molto che ci aspetta – conclude la professoressa Pallini. Auguro a tutti, specie ai senior, di riconquistarsi una dimensione temporale in cui, nella nostra consapevolezza, ci siano tutti e tre gli aspetti: il passato, il presente, il futuro”.
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