Nel Paese in cui la popolazione over 70 corrisponde circa al 30%, moltissimi sono i casi di anziani che vivono isolati in povertà.
Una triste piaga che affligge la società più industrializzata oggi è quella dell’abbandono affettivo ed economico degli anziani. In Giappone, in particolare, dagli anni ’80 ad oggi il numero delle persone, per la maggior parte over 70, che si lasciano morire in solitudine purtroppo è in continuo aumento e sta raggiungendo cifre preoccupanti. Il fenomeno prende il nome di Kodokushi, termine che significa letteralmente “morte solitaria”. Completamente isolati da parenti o colleghi di lavoro, le vittime, non solo senior, vivono la loro vita in solitudine fino a lasciarsi morire. Spesso i decessi avvengono per incidenti domestici e per mancanza di cure e, non avendo nessuno a occuparsene, vengono segnalati molto tempo più tardi.
La crisi della famiglia giapponese
Si calcola che circa 30.000 persone ogni anno subiscano questa sorte. Il Giappone è un Paese con un’età media molto alta (circa 70 anni) e gli anziani hanno sempre avuto un ruolo fondamentale. I legami familiari, infatti, hanno una forte tradizione. Negli ultimi decenni, la nazione ha affrontato grandi cambiamenti nello stile di vita. La presenza ingombrante del lavoro nella vita delle nuove generazioni ha inevitabilmente provocato una crisi della famiglia tradizionale e oggi il Paese è caratterizzato da un forte calo delle nascite.
Kodokushi, un triste fenomeno giapponese
Il Kodokushi è molto diffuso nella capitale Tokyo e nelle principali metropoli, piuttosto che nelle aree rurali in cui persistono stili di vita ancorati a vecchi costumi. La costante ricerca dell’eccellenza è causa della tendenza da parte dei giapponesi a trascurare le relazioni sociali e la vita personale. Un’ambizione che produce numeri significativi di persone single e con pochi contatti sociali. La solitudine è un fattore determinante specialmente negli anziani: molti non hanno il coraggio di chiedere aiuto quando ne hanno bisogno, fingendo di stare bene o di non voler essere un peso per gli altri.
I fattori di rischio: alcol e povertà
Secondo i dati, i maschi si delineano più a rischio rispetto alle donne. Rilevante è la dipendenza dall’alcol, fenomeno molto diffuso e che rende gli anziani tanto più vulnerabili. E ancora, non ultima, la povertà. L’elevata domanda di case di riposo o di strutture abitative per senior ha portato a un notevole aumento dei prezzi, così molti optano per vivere soli nelle proprie abitazioni, non avendo le possibilità economiche per permettersi soluzioni diverse. Oppure preferiscono restare nell’anonimato per vergogna, in difesa di una dignità personale.
Le soluzioni pensate dal governo
Nonostante il governo negli ultimi anni abbia cercato di arginare il fenomeno, estendendo l’assistenza sociale, creando nuovi complessi residenziali per gli anziani meno abbienti, promuovendo incentivi per favorire l’incremento delle nascite, ancora non è sufficiente. È necessario stabilire misure preventive poiché, proprio la mancanza di contatto con familiari o persone care, impedisce che ci siano delle segnalazioni. Le istituzioni collaborano con le compagnie elettriche e idriche per cercare di rilevare l’improvvisa cessazione dell’uso delle forniture che potrebbero essere collegate a un decesso. È importante affrontare la povertà e la mancanza di risorse minime. Andrebbero organizzate squadre di volontari per far visita alle case di anziani soli per aiutarli e tenergli compagnia; andrebbe incentivata l’integrazione socio-comunitaria con la creazione di istituzioni dove poter socializzare e svolgere attività ricreative. Incoraggiare le politiche educative e promuovere valori comunitari e legami familiari potrebbe lasciar sperare in un futuro migliore.
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