Il 2024 rimarrà nella storia per l’impresa di 4 donne italiane e 4 pakistane sul K2, che celebra il 70° anniversario della prima spedizione italiana e unisce sport, scienza e sostenibilità ambientale.
Il 2024 è un anno da ricordare per gli appassionati di scalate in montagna. Settant’anni dopo la storica conquista italiana del K2, un nuovo capitolo si scrive nella leggenda della cosiddetta “montagna degli italiani”, questa volta con protagoniste indiscusse quattro alpiniste italiane e quattro pakistane. Un’impresa coraggiosa e straordinaria che ha portato il team, a sfiorare l’impressionante vetta di 8611 metri, lasciando un segno indelebile nella storia dell’alpinismo e nella relazione tra uomo e montagna.
#K270WOMAN
Guidata dall’esperto alpinista Agostino Da Polenza, la spedizione, lanciata lo scorso luglio sotto l’hashtag #K270WOMAN, ha raggiunto prima il campo base a 5000 metri. Da lì, settimane di prove di resistenza, di sfida contro le intemperie e contro i propri limiti fisici, hanno portato le alpiniste sempre più in alto.
Il 31 luglio, il team, composto da Cristina Piolini, Silvia Loreggian, Federica Mingolla e Anna Torretta, ha sfiorato la vetta, raggiungendo un’altitudine incredibile. E se il meteo avverso ha impedito per qualche metro la conquista formale, l’impresa resta monumentale, un’eco di orgoglio e di sfida che risuona forte. Un’impresa che celebra non solo il coraggio e la determinazione di queste straordinarie donne, ma anche la collaborazione tra Italia e Pakistan, unendo due nazioni in un’avventura comune.
Un’impresa oltre l’impresa
Una scalata che rappresenta una nuova forma di alpinismo green ma al tempo stesso che unisce Italia e Pakistan; che celebra il passato e il presente e che abbatte le diversità
Infatti, la missione sul K2 non è stata solo una sfida sportiva, ma anche un’importante iniziativa scientifica e un esempio concreto di sostenibilità ambientale. Grazie al supporto del Ministero dell’Università e della Ricerca e ad altri partner, la spedizione ha adottato soluzioni “green”, utilizzando pannelli solari per evitare l’uso di generatori e materiali riciclabili. L’obiettivo scientifico era quello di studiare la relazione tra neve e ghiaccio nel subcontinente indiano, un’area di grande interesse per la ricerca climatica.
Il Consiglio Nazionale delle Ricerche dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e il Club Alpino Italiano (CAI) hanno fortemente sostenuto la ricerca, incoraggiando gli studi sul clima in alta quota e sulle relazioni tra freddo e corpo umano. Questo tipo di ricerca è fondamentale per migliorare le performance alpinistiche e, più in generale, per comprendere la complessa relazione tra l’uomo e l’ambiente montano.
Inoltre, la spedizione ha promosso la collaborazione tra Italia e Pakistan, organizzando corsi di formazione per avvicinare le donne pakistane al mondo dell’alpinismo. Un’azione concreta che testimonia come l’alpinismo possa essere uno strumento di inclusione sociale e di empowerment femminile.
Questa spedizione sul K2 non è stata solo una scalata, ma un progetto integrato che ha saputo unire sport, scienza e impegno sociale. Un’iniziativa che dimostra come la passione per la montagna possa essere un motore di progresso e di collaborazione internazionale, un faro di speranza e di rispetto per l’ambiente.
70 anni di Italia sulla vetta
L’eco di questa scalata, che celebra i 70 anni dalla prima spedizione italiana sul K2, guidata da Achille Compagnoni e Lino Lacedelli con la guida dal campo base di Ardito Desio, risuonerà per lungo tempo, ispirando nuove generazioni di alpinisti e ricordando a tutti la bellezza e la potenza della natura. Ma quello che hanno fatto le 8 donne è stato soprattutto esempio lampante di quanto sia importante la collaborazione internazionale.
La sfida non è solo contro la montagna, ma anche contro i pregiudizi e le limitazioni: un’impresa che ha dimostrato che la vetta è alla portata di tutti, uomini e donne, di ogni nazionalità e credo.
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