Il 24 marzo del 1905 moriva lo scrittore francese padre della “fantascienza”. L’estro e la verosimiglianza delle sue invenzioni, unita al loro valore simbolico, ne hanno fatto un classico della letteratura e una miniera di spunti per il cinema.
Uno che a 11 anni prova a imbarcarsi su una nave diretta nelle Indie solo per regalare alla cugina una collana di corallo deve indubbiamente avere una bella immaginazione. Fantasia da vendere e il fermo proposito di uscire dagli schemi: esattamente gli ingredienti che portarono Jules Verne a diventare uno dei più famosi romanzieri del suo tempo. E non solo… Uno dei padri riconosciuti della letteratura fantascientifica, precursore di H. G. Wells, di Samuel Butler e di Bogdanov, un passo avanti ai racconti fantasiosi di Edgar Allan Poe e secondo solo a Mary Shelley col suo “Frankenstein”, pubblicato nel 1818.
Verne, l’uomo che inventò la fantascienza
Verne nacque a Nantes nel 1828 e, riacciuffato dal padre in un villaggio alla foce della Loira dopo il suo rocambolesco tentativo di fuga, fu costretto a studiare giurisprudenza a Parigi. Nel volgere di pochi anni la Francia passò da monarchia a Repubblica e poi a impero, sotto Napoleone III. Lui provò a fare l’avvocato ma abbandonò presto l’attività per diventare segretario del Théâtre Historique di Alexandre Dumas. Questo mentre conduceva i primi (e non proprio fortunati) esperimenti letterari.
Nel 1857 sposò la ricca vedova Honorine Morel e, consolidata la sua posizione economica, poté dedicarsi anima e corpo alla scrittura. Il prezzo fu un matrimonio baciato dalla nascita di un figlio, nel 1861, ma sostanzialmente infelice. Felice invece si rivelò la sua svolta letteraria: sfruttando la mole di informazioni raccolte negli anni presso la Biblioteca Nazionale di Parigi e il suo innato interesse per il progresso della scienza, Verne si diede a scrivere romanzi d’avventura, talvolta disordinati ma molto suggestivi, in cui l’azione rocambolesca si univa a dissertazioni geografiche, scientifiche (o fantascientifiche) e naturalistiche.
Le più grandi opere di Jules Verne
Propiziato dall’editore Pierre Jules Herzel e inaugurato nel 1863 da “Cinque settimane in pallone” (che racconta un viaggio in mongolfiera sopra l’Africa), Jules Verne alimentò il nuovo corso per circa vent’anni con opere diventate dei classici come “Dalla terra alla luna”, “Ventimila leghe sotto i mari”, “L’isola misteriosa”, “Viaggio al centro della terra”, “Il giro del mondo in ottanta giorni”.
Verne investì parte dei consistenti guadagni che la popolarità gli aveva fruttato in lunghi viaggi e nell’acquisto di una serie di battelli su cui navigò i fiumi francesi, il Mediterraneo e l’Oceano Atlantico per placare una costante sete di scoperta. Scrisse una biografia di Cristoforo Colombo e un romanzo rimasto inedito, “Parigi nel XX secolo”. Sarà dato alle stampe solo nel 1989 e riscuoterà, ancora, un enorme successo.
La morte e la collaborazione con Georges Méliès
Dopo il 1886 la sua salute cominciò a deteriorarsi. La circostanza si rifletté nei suoi libri, sempre più cupi e incentrati sui risvolti malvagi del progresso scientifico. Celebre è “Il padrone del mondo”, del 1904, in cui qualcuno ha addirittura visto un’anticipazione dei regimi totalitari del Novecento. Il 24 marzo del 1905, ormai cieco e afflitto da paralisi, Verne morì ad Amiens, dove si era trasferito da più di trent’anni. Restò attivo fino alla fine, collaborando con Georges Méliès, che ai suoi libri si ispirò per realizzare “Voyage dans la lune”, il primo sperimentale film della storia, nel 1902. Ancora Georges Méliès tradusse in immagini la fantasia di Verne con “Viaggio nell’impossibile” del 1904 e poi con una trasposizione di “Ventimila leghe sotto i mari”, nel 1907. Fu l’inizio di un fortunato sodalizio, quello tra l’immaginario di Verne e il cinema, che dura fino ai giorni nostri.
Anni ’50, il cinema di Hollywood omaggia Jules Verne
Fin dagli albori si tentò di trasferire sul grande schermo la spettacolarità delle trame del maestro francese. Il culmine venne raggiunto tra gli anni Cinquanta e Sessanta quando Hollywood si tuffò a capofitto nel suo universo. Nel 1954 la Disney realizzò una memorabile versione di “Ventimila leghe sotto i mari”, con James Mason nei panni del capitano Nemo e Kirk Douglas in quelli del fiociniere Ned Land. Poi nel 1956 la United Artist trasformò “Il giro del mondo in ottanta giorni” in un film da Oscar. C’era un indimenticabile David Niven nel ruolo di Phileas Fogg e nonché camei di Marlene Dietrich, Frank Sinatra e Buster Keaton.
Le opere di Jules Verne nel cinema di oggi
Tra omaggi e liberi adattamenti, la fortuna di Verne al cinema ha varcato le soglie del terzo millennio. A parte i blockbuster americani con Brendan Fraser e Dwayne Johnson, va segnalata una versione televisiva de “L’isola misteriosa”, con Russell Mulcahy (quello di “Highlander”) alla regia e Kyle MacLachlan, attore feticcio di David Lynch, come protagonista. La ragione di tanta resistente popolarità la spiega Guido Gozzano nell’ode “In morte di Giulio Verne”: “La Terra il Mare il Cielo l’Universo/ per te, con te, poeta dei prodigi,/ varcammo in sogno oltre la Scienza”. Più o meno credibili, più o meno sorprendenti, i prodigi di Verne scavano in fondo all’animo umano.
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