José Manuel de Ben vive a Siviglia, ha 70 anni e una gran voglia di essere utile alla società. Dal suo impegno solidale e dal suo essere imprenditore è nato 3D Impact, un progetto a vantaggio dell’ambiente, che permette di riciclare i residui della tecnologia 3D e, contemporaneamente, dare lavoro alle categorie più a rischio di esclusione sociale come i disabili, gli ex detenuti e gli immigrati.
Con questa idea è riuscito a vincere nel 2019 la terza edizione di Imparables, un premio destinato agli imprenditori sociali silver, ovvero con più di 60 anni, il cui duplice obiettivo è incrementare la collaborazione intergenerazionale e superare i pregiudizi legati all’età. Con la vincita, oltre alla notorietà, ha ottenuto 5.000 euro per acquistare il macchinario necessario ad iniziare l’impresa.
Ma cosa è la stampa 3D e perché l’interesse di José è caduto proprio su questa tecnologia? È innanzitutto un processo di produzione recente con cui vengono creati oggetti fisici – come parti di aeroplani, edifici ecocompatibili, dispositivi medici e persino organi artificiali – mediante la deposizione di materiale a strati, partendo da un modello digitale. La stampa 3D è senz’altro una delle tecnologie in maggior crescita e in futuro sarà necessario pensare a come gestire lo smaltimento dei suoi residui con il minor impatto per l’ambiente.
Il progetto di José prevede che i laboratori che fanno uso di questa tecnica abbiano a disposizione un contenitore in cui depositare i residui della lavorazione. Una volta pieno, sarà proprio 3D Impact a occuparsene portando gli scarti in un punto di raccolta dove saranno esaminati e suddivisi per lo smaltimento o l’eventuale riutilizzazione e reimmissione sul mercato. In questo modo si realizza un modello di economia circolare.
Questo progetto quindi estende il ciclo di vita dei prodotti e contribuisce a ridurre i rifiuti, in netta antitesi con l’economia imperante dell’usa e getta. La coscienza del grave problema dell’ambiente a livello mondiale, infatti, non ha mai fatto perdere a José la speranza per un mondo sostenibile e giusto. Subito dopo la vincita del premio ha dichiarato: «Sebbene il problema ambientale sia evidente, oggi c’è una maggiore coscienza sociale ed aumentano i progetti, come il nostro, che cercano di risolvere questa grave situazione».
È stata proprio questa volontà di essere ancora parte attiva nella comunità che lo ha spinto, dopo la pensione, a interessarsi del mondo dell’impresa e delle startup. Ha ottenuto, infatti, un primo master in internazionalizzazione d’impresa nel 2015 e un secondo master nel 2016 in impresa sociale; inoltre, partecipa attivamente alla rete di attività della sua città, restando connesso con le iniziative proposte. Per lui, la costante evoluzione tecnologica comporta la necessità di una formazione continua della persona, perché: «Ciò che poteva essere valido fino a poco fa, ora è già diventato obsoleto». Il suo suggerimento agli over 60 pertanto è: «Disimparare per apprendere».
José ha scelto con cura le persone che ha accanto, che con lui devono dividere l’impegno per un mondo migliore. La sua squadra, infatti, mette insieme la forza e il talento dei giovani con l’esperienza dei più anziani. A proprio a questi ultimi chiede di non fermarsi, accontentandosi di ciò che già hanno fatto nel corso della vita, per quanto importanti e grandi siano stati i loro meriti, ma di continuare a crescere: «Ci sono sempre cose da migliorare. Miglioriamo noi stessi ed il mondo che ci circonda, qualsiasi sia la nostra età».
E in una recente intervista afferma con passione: «Alla mia età non mi muove certo l’interesse economico, ho avuto una vita fortunata e una grande carriera professionale. Adesso è il momento di restituire alla società ciò che mi ha dato».
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