James Lovelock, classe 1919, il 26 luglio scorso ha compiuto 101 anni. Scienziato, ecologista, futurista, visionario. Sono tanti gli aggettivi usati per descriverlo. Ma il suo nome è particolarmente noto tra gli appassionati di fantascienza grazie alla sua “ipotesi di Gaia”.
L’ipotesi Gaia
La teoria di Lovelock si basa sul fatto che la Terra sia un “superorganismo”. Un vero e proprio sistema con le sue regole e una sua fisiologia, capace di autoregolarsi e mantenersi vitale, grazie al legame tra i suoi componenti organici e inorganici. Così, la crosta terrestre, gli oceani e l’atmosfera mantengono le condizioni adatte alla sopravvivenza degli esseri viventi sfruttando proprio tutti i loro comportamenti. Un’autentica armonia che, però, secondo lo scienziato inglese, viene “inquinata” dalle attività e dall’ambiente costruito dall’uomo che, pur non facendo parte del sistema, interagisce con esso. L’emissione di gas dannosi, ad esempio, modifica la temperatura del pianeta, interferendo con i processi di autoregolazione. E proprio per questo lo scienziato è divenuto un grande sostenitore di politiche ambientaliste ed eco-friendly.
Un messaggio di ottimismo
Nel 2004, allarmato dai cambiamenti climatici e dal surriscaldamento terrestre, il dottor Lovelock aveva ipotizzato la scomparsa del genere umano, creando un grande scalpore mediatico. Ma oggi si dichiara “pentito”. In una intervista di qualche anno fa, infatti, ammette che le previsioni a lungo termine non sono sempre attendibili. “La Terra è una vecchia signora, proprio come me”, ha sostenuto ridendo. “Siamo entrambi piuttosto anziani ma ce la caviamo bene. Certo, le cose che stiamo facendo al pianeta continuano a preoccuparmi particolarmente. Le temperature non salgono più con la stessa velocità, quindi il problema non si è risolto, ma potrebbe presentarsi anche tra migliaia d’anni”. Ma per allora, lo scienziato ne è convinto, l’uomo sarà in grado di trovare una soluzione. Nel frattempo, però, è necessario intervenire sul clima, riducendo le emissioni di gas tossici.
L’ultima profezia
In alcuni suoi scritti passati, Lovelock immagina un futuro che non si può non definire fantascientifico. Non a caso, infatti, la sua “ipotesi di Gaia” ha ispirato i racconti di Asimov e film di successo come Avatar. “Nell’era in cui stiamo vivendo, l’ambiente terrestre è profondamente condizionato dagli effetti dell’azione umana”, racconta. “L’uomo impone al pianeta cambiamenti molto rapidi, introducendo anche nuove forme di vita inorganica, come i robot”. La prossima sfida, avverte Lovelock, sarà quella dell’Intelligenza Artificiale. “Il mio pacemaker è qui a ricordarmi ogni giorno che l’uomo e la macchina sono già perfettamente integrati”, commenta divertito. “Ma in futuro i cyborg potrebbero avere sempre più spazio sul pianeta”. Una visione senza dubbio estrema, ma che al momento non trova supporti realistici.
Il coronavirus? Uno strumento di Gaia
Nell’intervista della BBC, realizzata per il suo compleanno, Lovelock si mostra decisamente ottimista. “La maggior parte dei paesi mostra di aver compreso la drammatica situazione di Gaia”, sostiene. “Si stanno cercando nuove forme di energia, alternative al nucleare, senza sconvolgere l’equilibrio del pianeta”. E quando gli chiedono del coronavirus, si dimostra outsider come in molti momenti della sua carriera. Il centenario scienziato, infatti, si dice non troppo meravigliato per l’attuale pandemia. “In un’ottica di equilibri naturali – sostiene – il coronavirus non è altro che un modo con il quale il pianeta risponde alla crescita della popolazione, regolando l’accesso alle risorse”.
“La vita è ancora divertente”
Nonostante la sua brillante carriera e la fama internazionale, Lovelock sente di voler mettere in guardia i giovani che vorrebbero intraprendere la sua strada. “La scienza è come l’arte. Non aspettatevi di arricchirvi. Godetevela e basta”. Come del resto ha fatto lui stesso nell’arco di tutta la sua carriera. Tanto che, affacciandosi al suo secondo secolo di vita, ammette: “Ho sempre pensato che, una volta superati i 100 anni, avrei affrontato la vita traballando un po’. Ma ho scoperto che non m’importa se barcollo perché la vita è ancora piacevole e divertente”.
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