In Italia, i senior restano tra i “grandi” assenti da Internet. Non bastava l’ultimo Rapporto Desi, che ha già segnalato cifre preoccupanti sul ritardo digitale nel nostro Paese. Qualche giorno fa sono apparsi i primi dati del Rapporto Annuale Istat. E la situazione descritta non è meno indulgente.
Ad essere piuttosto indietro nell’impiego di internet sono soprattutto le famiglie italiane. Sono 6.175.000 – il 24,2% del totale – quelle completamente “offline”. Cifre che, se confrontate con il resto d’Europa, rendono in modo quasi impietoso il gap italiano: nel 2019 Internet è stato utilizzato in modo regolare dal 74% degli individui tra i 16 e i 74 anni, con un aumento di 5 punti percentuali negli ultimi tre anni. Eppure la media Ue ci stacca di ben 11 punti arrivando all’85%. Nell’insieme dei 28 Paesi Ue tra il 2017 e il 2019 gli utenti sono saliti di ben 4 punti percentuali.
Competenze digitali: Italia vs Unione europea
Comprendere quanto sia diffuso l’impiego di internet è un importante per misurare il grado di digital divide di un sistema socio economico. L’impiego della rete, infatti, è un’imprescindibile condizione per accedere ai servizi di Information Communication Technology (ICT ).
Guardiamo per un momento alla diffusione delle competenze digitali elevate. Anche qui il distacco fra Italia e resto d’Europa si aggira attorno agli 11 punti percentuali. Gli utenti italiani che ne dispongono sono appena il 22% contro il 33% della media europea.
Sono soprattutto i nuclei familiari di soli anziani e di persone con basso titolo di studio a non utilizzare la Rete, con ulteriori differenze territoriali. Si concentra infatti al Sud il 30% delle famiglie che non impiega Internet, in particolare nei Comuni fino a 2mila abitanti.
Secondo il Rapporto Istat le probabilità che una famiglia abbia competenze digitali elevate sono tanto più maggiori quanto più è presente almeno un componente di 18-44 anni, rispetto a quelle composte esclusivamente da anziani.
Il digital divide include anche i più giovani
Ma il divario non risparmia nessuno. Anche i giovani, gli studenti, hanno le loro brave difficoltà nell’uso degli strumenti digitali. Secondo il rapporto queste sono emerse durante il lockdown. Il 45,4% di loro, tra i 6 e i 17 anni – pari a 3.100.000 -, le ha avute nella didattica a distanza a causa della carenza di strumenti informatici in famiglia. Qui il problema, insomma, sembra più legato all’assenza di dispositivi, alla necessaria condivisione con altri fratelli o al numero comunque inferiore rispetto al necessario.
I dati sono contenuti nel capitolo “Criticità strutturali come possibili leve della ripresa” a dimostrazione di quanto le competenze digitali e la diffusione di Internet siano considerate sempre più strategiche.
Luci e ombre del lockdown sul divario digitale
La verità in fondo a tutta questa situazione è una. Il periodo di confinamento domiciliare che abbiamo da poco vissuto ci ha imposto un confronto con gli altri Paesi europei. Ci portiamo dietro un handicap difficile da gestire in termini di digital divide, un gap nell’uso di internet di circa il 10% rispetto al resto d’Europa. Ma l’apprendimento in corsa di forme come lo smart working è stato uno shock positivo. Perché ha evidenziato come sia possibile – in tempi brevi – avviare un cambio di passo, imparare a sfruttare su larga scala le tecnologie disponibili. Dall’altro, però, ha reso sempre più evidente il peso del ritardo italiano nell’investire in conoscenza. Un ritardo che si farà sentire in futuro in termini di recupero dell’economia dopo la crisi generata dalla pandemia.
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