Non solo meno nascite, ma anche meno matrimoni e unioni civili. Secondo l’Istat il Covid non risparmia le coppie, spingendole a rinviare le nozze in quasi la metà dei casi. Con effetti “imprevisti”. Le unioni civili diventano infatti la scelta per oltre il 70% delle coppie, soprattutto se over 60. Così come diminuiscono anche separazioni e divorzi.
Nel 2020 i matrimoni celebrati in Italia sono stati 96.841, quasi la metà in meno di quelli celebrati nel 2019 (- 47,4%). Di questi, la maggior parte (69.743) sono prime nozze, e anche queste sono state meno della metà di quelle del 2019 (-52,3%). Nonostante si registri una ripresa nei primi nove mesi del 2021, quando i matrimoni sono quasi raddoppiati, sono ancora numerose le coppie che continuano a rinviare la celebrazione rispetto a prima della pandemia; in particolare nel Sud Italia (-54,9%) dove per tradizione i festeggiamenti per le nozze coinvolgono più persone. A segnalarlo l’Istat nel report diffuso lo scorso 21 febbraio.
Cresce l’età degli sposi
Ma, come per la denatalità, la pandemia si è innestata in un fenomeno che ha radici profonde. Sin dalla metà degli anni Settanta – segnala l’Istat – i primi matrimoni sono diventati sempre meno numerosi e sempre più tardivi sia per l’invecchiamento progressivo della popolazione che per la diffusione di unioni libere. Infatti, a diminuire maggiormente sono le prime nozze fra sposi di età inferiore ai 39 anni, in calo di oltre il 50%, mentre i primi matrimoni in cui entrambi gli sposi hanno almeno 50 anni si sono ridotte del -26,9%.
Fra i giovani, sono diversi i fattori sociali ed economici che determinano la scelta di rinviare le nozze: dall’aumento diffuso della scolarizzazione all’allungamento dei tempi formativi; dalle difficoltà nel trovare lavoro e nell’affitto o acquisto di un’abitazione alla condizione di precarietà del lavoro stesso. Motivazioni amplificate dal periodo di crisi che stiamo vivendo. Così, l’età degli sposi continua a crescere: nel 2020, per i primi matrimoni entro i 49 anni di età, gli uomini hanno in media 34,1 anni e le donne 32,0. Nel 2021, secondo i dati provvisori dei primi nove mesi, la classe 30-39 anni in cui cade l’età media al matrimonio appare ancora più consistente soprattutto per gli uomini (49,7% nel 2021; 45,8% nel 2019).
Più di 1 sposo su 4 “ci riprova” con le seconde nozze
Più contenuto l’effetto Covid sulle seconde nozze, che si sono diffuse a partire dall’introduzione nel 2015 del “divorzio breve”. Nel 2020 sono state 27.098, il 28,6% in meno dell’anno precedente. Questo calo più moderato, unito al crollo delle prime nozze, ha dunque fatto aumentare la quota complessiva di matrimoni con almeno uno sposo alle seconde nozze o successive dal 20,6% del 2019 al 28,0%. Questo soprattutto nelle regioni del Centro e del Nord dove si registrano tassi di divorzio più elevati. Curiosità: l’unica tipologia di seconde nozze in lieve crescita rispetto al 2019 è quella tra vedovi e divorziate (+2%).
Oltre il 70% delle unioni è civile
Il calo dei matrimoni colpisce soprattutto le celebrazioni religiose (-67,9% a fronte del -28,9% dei riti civili), tanto che l’incidenza dei matrimoni celebrati con rito civile passa dal 52,6% del 2019 al 71,1% del 2020 (era il 2,3% del totale dei matrimoni nel 1970, il 36,7% nel 2008). Anche per le prime nozze, la scelta del rito civile è predominante (61,1% nel 2020). Calano le unioni civili fra partner dello stesso sesso, introdotte dalla legge italiane nel 2016: nel 2020 sono state 1.539, un terzo in meno rispetto all’anno precedente. Tra le regioni in testa per numero di unioni civili ufficializzate, la Lombardia con il 23,5%, il Lazio (16,7%), l’Emilia-Romagna (9,9%).
Le unioni civili sono “senior”
Cambia soprattutto il profilo “anagrafico” delle coppie che scelgono l’unione civile. “L’introduzione nel nostro ordinamento di questo istituto giuridico, infatti – spiega l’Istat -, ha consentito inizialmente a coppie anche in età più avanzata – che da tempo aspettavano tale possibilità – di ufficializzare la propria famiglia e da qui il profilo più maturo che ha contraddistinto questa prima fase. Negli anni a seguire le età si sono progressivamente abbassate. Nell’anno della pandemia il profilo per età nelle unioni civili è però di nuovo cambiato”. Tanto che cresce “in misura eccezionale” l’età media all’unione civile fra il 2019 e il 2020: 2,8 anni in più per gli uomini (da 44,5 a 47,2 anni) e +2,2 anni per le donne (da 39,6 a 41,8 anni).
Sono soprattutto i 60enni a scegliere l’unione civile: sono il 16,5% degli uomini (11,1% nel 2019) e l’8,7% delle donne (5,8%). Seguono, in particolare per gli uomini, le fasce di età 50-54 anni (14%) e 55-59 anni (11,7%): tali quote si dimezzano se si tratta di matrimoni. Il 34,4% delle donne unite civilmente nel 2020 ha invece tra 30 e 39 anni, un valore molto simile a quanto si registra per le spose (37,3%). Le unite civilmente fino a 29 anni sono l’11,5% mentre le spose nella stessa fascia di età il 28,5%; parallelamente le unite tra 40 e 59 anni sono il 45,3%, le spose il 29,7%.
Anche le unioni civili risalgono nei primi mesi del 2021. Grazie alla diminuzione più contenuta rispetto alle celebrazioni religiose, riescono a tornare ai livelli pre-Covid. Ridotte di un terzo nel 2020, hanno infatti registrato un aumento di oltre il 50% nei primi nove mesi del 2021. E si accentua il profilo “senior” delle unioni civili per gli uomini: se nel 2019 il 31,5% degli uomini in unione civile aveva più di 50 anni, nei due anni successivi la quota è pari a oltre quattro su 10.
Meno separazioni e divorzi. Ma le relazioni di coppia sono davvero più stabili?
Secondo l’indagine Istat, il Covid-19 mette un freno anche a separazioni e divorzi. Le prime sono in calo del 18%, i divorzi del 21,9%. Inoltre, quasi una separazione consensuale su tre e un divorzio consensuale su due avvengono al di fuori del Tribunale, soprattutto nel Nord Italia. Sarà per la chiusura degli uffici e le restrizioni alla mobilità o perché, con la convivenza, anche le coppie hanno imparato cos’è la resilienza?
Stando ai primi dati registrati dall’Istat nel 2021, a prevalere sarebbe la prima – decisamente meno romantica – motivazione. Nei primi nove mesi del 2021, infatti, l’aumento rispetto allo stesso periodo del 2020 (+36,4% per le separazioni e +32,8% per i divorzi) riporta a livelli simili a quelli del 2019. A registrare il calo più consistente dal 2019, i divorzi consensuali extragiudiziali presso gli Uffici di Stato Civile; anche in questo caso la diminuzione è imputabile alle difficoltà amministrative provocate dall’emergenza sanitaria.
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