Nuovi stili di vita e i nuovi consumi di massa entrano nel paniere Istat di riferimento per calcolarne i prezzi. Diffuse anche le prime stime 2022 sull’inflazione: alle stelle i prezzi di luce e gas, ma crescono anche quelli di prodotti alimentari e pacchetti vacanze.
C’è la sedia per il computer e il tappetino per fare ginnastica a casa. Ma anche il poke take away, il trasportino per gli amici a quattro zampe, i tamponi per Covid-19. Sono le new entry del “paniere” che l’Istat prende come riferimento per calcolare l’andamento dei prezzi di beni e servizi. Prezzi che continuano a salire, sotto la spinta del caro energia e degli alimentari.
Nuovi consumi di massa: come sono cambiate le nostre abitudini in due anni di pandemia
Guardare dentro il paniere Istat significa guardare come sono cambiati i nostri consumi e come gli eventi più impattanti della nostra storia – oggi la pandemia – influiscono sulle nostre abitudini. Se il lavoro da casa diventa la quotidianità per circa 4 milioni di lavoratori, sono in molti ad acquistare una sedia adatta a trascorrere 8 ore davanti al computer. Quando le palestre sono chiuse, o si temono contagi in luoghi chiusi, chi è abituato ad uno stile di vita attivo acquista un tappetino per poter continuare a fare attività fisica anche nel proprio salotto.
La pandemia lascia inevitabilmente il segno anche sui consumi legati alla salute: l’effettuazione dei test sierologici, antigenici e molecolari Covid-19 è oggi un consumo di massa; aumentano le sedute di psicoterapia individuale; nel paniere Istat entra anche il saturimetro, l’apparecchiatura che permette di misurare la saturazione dell’emoglobina nel sangue, un parametro per monitorare la presenza o meno dell’infezione da Covid.
Nuovi stili di vista si riflettono poi sulle abitudini alimentari: arriva fra gli oltre 1.700 beni alimentari di riferimento dell’Istat il poke take away, piatto della tradizione hawaiana; ma anche i pani fatti con farine alternative, le mazzancolle, i sostituti artificiali dello zucchero, la friggitrice ad aria. E cambiano i nostri consumi culturali, con lo streaming di contenuti musicali, il download di film, gli abbonamenti pay tv e video.
Entrano nel paniere anche i jeans da donna e i pantaloni corti da bambino, il trasportino per gli animali domestici, gli occhiali da lettura senza prescrizione. Escono invece i CD, ormai superati dalle nuove tecnologie, e gli hoverboard, che cedono il passo ad altri mezzi di micro-mobilità come bici e monopattini.
Infine, nel paniere Istat entrano gas di città e gas naturale mercato libero, che rappresentano ormai una parte consistente del mercato del gas per uso domestico nel nostro Paese. E sono proprio i beni energetici, insieme a quelli alimentari, a trascinare in alto i prezzi al consumo.
Luce, gas e cibo portano i prezzi alle stelle
Secondo le prime stime preliminari 2022 diffuse dall’Istat, a gennaio l’indice nazionale dei prezzi al consumo è aumentato dell’1,6% in un mese e del 4,8% sull’anno, dal +3,9% registrato a dicembre. Un dato, quest’ultimo, che non si registrava dal 1996. L’inflazione acquisita per il 2022, ovvero se non ci fossero altri aumenti, è già a +3,4%.
L’accelerazione è causata dai prezzi dei beni, la cui crescita sull’anno passa da +5,5% a +7,1%; mentre quella dei prezzi dei servizi rimane stabile a +1,7%; il differenziale tra prezzi dei servizi e prezzi dei beni rimane negativo (-5,4 punti percentuali), ampliandosi rispetto a quello registrato a dicembre (-3,8).
L’ulteriore e marcata accelerazione dell’inflazione rispetto a gennaio 2021 – spiega l’Istat – è dovuta prevalentemente ai prezzi dei beni energetici, che salgono da +29,1% a +38,6%. Alle stelle in particolare la crescita dei prezzi dei beni energetici regolamentati, ovvero energia elettrica mercato tutelato e gas di rete per uso domestico: si va dal +41,9% a +93,5%. I prezzi dell’energia elettrica passano da +43,8% a +103,4%; +47,8% in un mese e quelli del gas di città e gas naturale da +40,8% a +84,4%; +37,5% su base mensile).
Gli altri beni energetici, definiti non regolamentati, come i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti, i combustibili per uso domestico e l’energia elettrica mercato libero, hanno invece un aumento più contenuto, da +22,0% a +23,1%.Se guardiamo all’inflazione mensile, anche in questo caso gli aumenti dei prezzi sono dovuti, per lo più, ai prezzi dei beni energetici regolamentati (+42,9%).
Anche i prezzi dei beni alimentari accelerano (da +2,6% a +3,5%; +1,7% sul mese) a causa di quelli sia degli alimentari lavorati a livello industriale (che passano da +2,0% a +2,4%) sia in particolare degli alimentari non lavorati come carne, pesce, frutta e verdura freschi (da +3,6% a +5,4%).
Nei servizi cresce la cultura, frenano i trasporti
La stabilità dei prezzi dei servizi (+1,7%; +0,2% rispetto a dicembre) si deve a due tendenze opposte. Infatti, da un lato, spiega l’Istat, accelerano i prezzi dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +2,3% a +3,5%; +0,9 sul mese), trascinati in alto in particolare da quelli dei servizi di alloggio (da +6,9% a +10,9%; +5,4% sul mese) e dei pacchetti vacanze (che invertono la tendenza da -6,4% a +11,3%; +1,0% su base mensile). Dall’altro lato, per le limitazioni agli spostamenti dovute alla pandemia ancora diffuse, rallentano i prezzi dei servizi relativi ai trasporti (da +3,6% a +1,4%; -1,6% sul mese), con una flessione marcata in particolare sul mese per il trasporto aereo passeggeri: -27,8%.
In venti anni, il prezzo di luce e gas è quasi raddoppiato
Se guardiamo all’andamento dell’inflazione negli ultimi 20 anni, a gennaio di quest’anno i prezzi dell’energia mercato tutelato e del gas per uso domestico hanno quasi raddoppiato la crescita annuale rispetto al 2001 (da +82,8% a +161,3%). Un dato però da leggere con cautela perché – spiega l’Istat – i prezzi dei beni energetici sono estremamente mutevoli. Lo conferma l’aumento dovuto allo shock pandemico del 2020.
In venti anni, a crescere meno sono i prezzi dei servizi sanitari e spese per la salute (+7,5%), mentre sono addirittura in flessione quelli delle comunicazioni (-51,4%). Questi ultimi, per l’Istat, hanno risentito sia della forte evoluzione tecnologica del settore sia dell’ampliamento dei servizi disponibili.
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