I dati Istat sulla povertà mettono a fuoco la situazione di un Paese in sofferenza che ha bisogno di risposte urgenti.
Premesso che si considerano in povertà assoluta le famiglie e le persone che non possono permettersi le spese minime per una vita accettabile (casa, salute, vestiario), il report Istat sulla povertà 2022 evidenzia un deciso rialzo dei valori in Italia. Nel 2022, infatti, sono più di 2,18 milioni le famiglie che vivono in povertà assoluta, con un incremento di 1 punto e mezzo rispetto ai valori del 2021 (pari a 7,7%). A livello individuale la povertà assoluta interessa 5,6 milioni di italiani, con un valore che passa dal 9,1 del 2021 al 9,7% del 2022.
Il morso dell’inflazione
A colpire le tasche nel 2022 è stata un’inflazione all’8,1% (principalmente per l’andamento dei prezzi degli energetici), mai così alta dal 1985. L’impatto di questa forte accelerazione è stato particolarmente elevato per le famiglie meno abbienti. Più 12,1% è la variazione su base annua dei prezzi stimata per il quinto di famiglie meno ricche che non sono riuscite a tenere il passo, costrette ad un calo della loro spesa del -2,5%. Una situazione che sarebbe stata anche peggiore, afferma Istat, senza il sostegno dei bonus sociali per l’energia e il gas, fortemente potenziati nel 2022 sia in termini di beneficiari sia nell’importo. Si stima, infatti, che questa misura abbia ridotto l’incidenza della povertà di sette decimi di punto.
Meglio le famiglie con un over 65
La situazione più pesante si riscontra al Sud e nelle famiglie con 3 o più figli minori, dove l’incidenza di povertà assoluta arriva al 22,3%. Anche per le famiglie di altra tipologia, dove spesso coabitano più nuclei familiari, si osservano valori elevati (15,6%), così come per le famiglie monogenitoriali (11,5%). Si conferma l’età come fattore di stabilità. L’incidenza di povertà assoluta nelle tipologie familiari in cui l’età della persona di riferimento (il “capofamiglia”) supera i 65 anni sono infatti più contenute (4,6% per le coppie in cui questa abbia 65 anni o più). Sebbene nelle famiglie con almeno un anziano si registri un peggioramento nel confronto con il 2021 (al 6,5% dal 5,8%). In generale le famiglie più giovani hanno minori capacità di spesa poiché dispongono di redditi mediamente più bassi e di minori risparmi accumulati nel corso della vita o beni ereditati
Gli anziani godono di un miglior tenore i vita
Il trend è confermato anche dai dati della povertà relativa, calcolata in base alla spesa per consumi pari o inferiore ad una soglia di povertà convenzionale. Ad una crescita di incidenza di povertà relativa per le famiglie monogenitore, soprattutto nel Sud e per le famiglie con 3 o più figli minori nel Centro, corrisponde una dinamica opposta per le famiglie con anziani. Le famiglie con almeno un over 65 presentano una incidenza pari all’8,5%, in miglioramento rispetto al 9,3% del 2021. Il Centro mostra valori più contenuti per le famiglie con 2 o più anziani, dove l’incidenza scende al 4,3% dal 6,4% del 2021. Nel Mezzogiorno le famiglie con almeno un anziano vedono una riduzione dell’incidenza, che arriva al 16,8% rispetto al 19,6% del 2021. Una dinamica confermata nel Mezzogiorno anche per le famiglie costituite da una coppia costituita da almeno un over 65 (17,1%, dal 20,1% del 2021).
Antidoti alla povertà: buona istruzione e lavoro stabile
I numeri evidenziano che l’incidenza della povertà assoluta diminuisce al crescere del titolo di studio del capofamiglia. Se quest’ultimo ha conseguito almeno il diploma di scuola secondaria superiore, l’incidenza è pari al 4,0%, ma raggiunge il 12,5% se ha al massimo la licenza di scuola media. Valori elevati dell’incidenza di povertà si confermano per le famiglie con a capo un operaio (14,7%) e, fra le famiglie il cui intestatario svolge un lavoro autonomo diverso da imprenditore o libero professionista (8,5% altro indipendente). Oggi infatti avere un’occupazione non salva dalla povertà, perché molti lavori sono saltuari e instabili e negli ultimi anni sono cambiate la professionalità e la preparazione.
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