La pandemia ci ha resi più soli? Di certo, siamo tutti più isolati. Il rischio contagio ci ha costretti in casa diradando gli incontri e riducendoli allo stretto indispensabile. Chi intende truffare lo sa. Si muove bussando alle porte o attendendoci nei pochi luoghi aperti: bar e supermercati. E punta soprattutto agli anziani
Approfittano di ogni fragilità per insinuarsi in una debolezza e truffare. Bersaglio numero uno, gli anziani spesso soli e senza protezione e dunque più esposti a raggiri. Abbiamo parlato di questo col dottor Moreno Fernandez, primo dirigente della Polizia di Stato, oggi alla guida del Commissariato capitolino “Romanina”: «Per via della crisi economica legata alla pandemia, molti personaggi che vivevano di lavoro sommerso si sono riversati in attività di tipo predatorio o di microcriminalità, come sono i fenomeni delle truffe in genere».
Perciò la pandemia ha accresciuto la diffusione delle truffe?
La crisi economica ha creato senz’altro una maggiore ricerca di denaro e di liquidità e quindi ha in qualche modo ingegnato maggiormente dei personaggi a cercare escamotages per sbarcare il lunario. È un fenomeno di cui teniamo conto e che abbiamo rilevato.
Gli anziani restano sempre i più esposti?
Gli anziani sono di per sé una categoria vulnerabile, a prescindere dagli aspetti pandemici. Lo sono diventati ancor più perché quel senso di solitudine, quel senso di esclusione dalla vita sociale è sentita più che in altre categorie e quindi, da questo punto di vista, è molto più semplice che vengano avvicinati da persone con cattive intenzioni.
La ragione perciò sta proprio nell’isolamento…
L’anziano ha proprio l’esigenza di rapportarsi, di parlare, di comunicare e di interagire, soprattutto in questa fase in cui, per evitare contagi, sono anche venuti meno quei contatti con figli e nipoti.
Però, magari, si apre meno la porta. Insomma, la paura del virus, non ci rende più vigili rispetto agli incontri?
Negli anziani c’è comunque quel forte stimolo a comunicare con l’esterno che, a volte, è più forte di quell’elemento di prevenzione che dovrebbe prevalere in situazioni di questo tipo. Perciò, quando suona il campanello, l’anziano si predispone al contatto con chiunque esso sia. E quindi è facile che venga convinto ad interagire, a parlare, ad aprire la porta perché è proprio ciò che cerca, ciò di cui ha bisogno nella quotidianità.
Quali sono le truffe più diffuse ai danni degli anziani?
In questo periodo accade con una frequenza elevatissima la truffa operata con elementi di distrazione, soprattutto all’uscita di supermercati, tabaccherie o bar. È la cosiddetta truffa delle chiavi.
In che consiste?
Il truffatore si avvicina alla vittima, quasi sempre donna e che è appena salita in auto. Con fare rassicurante, le segnala che c’è un mazzo di chiavi a terra o una moneta appena vista cadere. La vittima scende dalla macchina per verificare e, nel mentre, un complice le ruba la borsa poggiata sul sedile.
In tempi di moneta elettronica e pagamenti tramite carte e bancomat, molti anziani continuano a ritirare la pensione alla posta. Sono a rischio?
Appena fuori dagli uffici postali o dalle banche capitano infatti tentativi di truffe. Quella di ritirare la pensione a mano è purtroppo una cattiva abitudine. Capita che dei truffatori si avvicinino agli anziani fingendosi personale di banca o della posta, e che chiedano di controllare le banconote per un presunto errore nella distribuzione delle somme. Una volta col contante in mano, il tipo scappa o sostituisce la somma ritirata dall’anziano con monete facsimile.
E invece quali sono gli escamotages per introdursi nelle case?
All’interno delle case sono più o meno sempre gli stessi. Il tentativo è quello di accreditarsi nei modi più disparati: addetti ai servizi gas, elettricità, poste o anche chi, di recente, si spaccia per operatore di polizia indossando delle casacchine abbastanza rudimentali con la scritta “Polizia”. Esistono persino finti tecnici che simulano fughe di gas utilizzando delle macchinette che erogano gas e che dunque ne producono l’odore tipico. Suonano dicendo che li manda l’amministratore e che c’è una fuga in corso. Una volta in casa, uno dei due distrae l’anziano mentre l’altro svuota le camere dove in genere la persona tiene qualche monile d’oro o la borsetta.
Ma c’è anche chi si finge amico di parenti, pur di attirare l’attenzione di un anziano e derubarlo. È così?
Sono le truffe in cui si fa leva sul sentimento: che sia quello della nonna verso i nipoti o della mamma verso il figlio. I truffatori si presentano appunto come amici del figlio o del nipote e chiedono soldi per conto suo. Tutte tecniche mirate a far abbassare le difese alla persona più vulnerabile. Così come quando si fingono disponibili a far salire le buste della spesa in casa per poi derubare. Il problema è che il danno maggiore non è neppure economico – anche se magari talvolta consistente – ma è psicologico. La vittima del reato, infatti, dopo una simile aggressione si sentirà inadeguata, tenderà a chiudersi ancora più in se stessa.
Che consiglio darebbe per tenersi al riparo da rischi?
Dobbiamo lavorare sul fattore tempo. Il truffatore, il ladro, il delinquente deve agire in fretta. L’anziano deve prendere tempo mentre il truffatore lo incalza. Gli comunica un affare a portata di mano? Un anello a prezzo stracciato, un’eredità che gli spetta, la vincita di un premio? Beh, l’anziano dica che tornerà col figlio una volta che gli ha parlato. Questo, nella maggior parte dei casi, metterà il truffatore in fuga.
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