È in crescita il numero di famiglie italiane con un Indicatore della Situazione Economica Equivalente (Isee) molto basso.
Nel corso del 2020 nel nostro Paese sono state presentate complessivamente 9,5 milioni di Dichiarazioni Sostitutive Uniche (Dsu), complete di tutte le informazioni anagrafiche, reddituali e patrimoniali. Quello che emerge nell’immediato è che il tasso di incremento delle dichiarazioni è stato superiore del 20% rispetto a quelle ricevute l’anno precedente. Addirittura del 50% se confrontato con i dati del 2015, ovvero l’anno di introduzione del nuovo indicatore.
L’analisi dei dati raccolti, inoltre, ha messo in luce una situazione tutt’altro che rosea dal punto di vista economico. Tra il 2019 e il 2020, infatti, secondo gli ultimi dati disponibili nel Rapporto di monitoraggio del Ministero del Lavoro, i nuclei con un Isee inferiore ai 6mila euro sono andati crescendo. Sono passati infatti dal 9,3% all’11,2%. Anche quelli con Isee al di sotto della soglia di 10mila euro sono aumentati, passando dal 13,8% al 16%.
Le dinamiche della popolazione Isee
L’introduzione dell’Isee è stata caratterizzata da diverse fasi. All’inizio c’è stata una grande espansione, dai primi anni Duemila fino al picco del 2011. Poi, una successiva contrazione fra il 2012 e il 2014, la cesura della riforma. Quindi, si è verificata una ripresa della fase espansiva successiva alla riforma fra il 2016 e il 2018. Infine, una nuova crescita nel 2019-2020, trainata dall’introduzione del Reddito di Cittadinanza e successivamente dalle misure di contrasto alla pandemia.
Nella prima fase espansiva, il numero di Dsu presentate è cresciuto mediamente del 15% ogni anno, con tassi leggermente più elevati al Centro e al Nord rispetto al Mezzogiorno. Nella seconda fase di riduzione, quasi si sono azzerate le domande provenienti dal Sud, mentre sono rimaste stabili quelle prodotte al Centro-Nord.
Con la riforma del 2015 il numero di Dsu si è andato riducendo di oltre il 20% rispetto all’anno precedente, con un effetto molto più marcato al Sud (-32,5%) rispetto al Centro (-15,9%) e al Nord (-7,4%). Nella fase post-riforma le Dsu sono tornate ad aumentare con una crescita media annua dell’8,5% a livello nazionale, con un picco dell’11,9% al Nord. L’ultimo periodo, corrispondente all’introduzione del Reddito di Cittadinanza nel 2019 e poi al periodo Covid-19, ha visto una crescita di Dsu di oltre il 20%.
La ripartizione geografica
In generale, l’aumento delle richieste di Isee rappresenta un segno tangibile delle difficoltà economiche delle famiglie. Sempre più di frequente infatti si rivolgono allo Stato per ottenere agevolazioni sanitarie, scolastiche, energetiche.
Un dato da evidenziare quindi è certamente il cambiamento della ripartizione geografica. Se fino al 2009 la componente prevalente della popolazione Isee proveniva dal Mezzogiorno per il 60%, dopo la riforma le persone residenti al Sud non hanno più superato il 45% del totale.
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