Nel mondo sono oltre 191 milioni le persone che soffrono di un abbassamento della vista da moderato a severo. Non si tratta solo di persone che hanno un deterioramento della capacità visiva dovuto all’età o ad abitudini scorrette. Vi fanno parte anche coloro che sono affetti da patologie come la retinopatia diabetica o la degenerazione maculare.
Queste ultime sono, al momento, patologie difficilmente reversibili. Gli occhiali non possono correggerle, ma da qualche tempo la tecnologia sta studiando soluzioni alternative. Come quella che sta cercando di realizzare Frank Werblin, professore di Neurologia all’Università di California Berkeley.
Ha fondato, insieme ad altri soci, la IrisVision, una compagnia che ha avuto persino l’appoggio della Samsung nel realizzare un visore hi-tech che aiuti gli ipovedenti. Samsung ha fornito gli smartphone e ha messo a punto un sistema molto simile ai visori utilizzati nella realtà virtuale. Solo che funzionano in un modo diverso.
Il visore, infatti, sembra che riesca a far vedere persino chi ha problemi di degenerazione maculare, retinopatia diabetica, retinite pigmentosa e glaucoma. Come? Stimolando la parte dell’occhio ancora funzionante per processare le immagini in modo corretto.
IrisVision, infatti, aiuta il cervello ad impiegare soprattutto quelle parti della retina che funzionano ancora correttamente. Da parte sua, la fotocamera dello smartphone cattura l’immagine, poi la realtà virtuale e gli algoritmi le migliorano fornendo informazioni sufficienti per riempire gli spazi vuoti e rimappare la scena. In questo modo viene fornita un’immagine completa.
Il visore sembra promettere bene, secondo il New York Times, ma presenta alcuni difetti su cui si lavorerà: è grande e goffo; chi lo usa deve stare fermo, non può camminare mentre lo usa. Inoltre, cosa non da poco, è estremamente costoso. Altro difetto: sembra assurdo ma IrisVision non può correggere la cataratta. Per fortuna, però, per quella basta ormai una semplice operazione.
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