Più della metà degli italiani teme che l’intelligenza artificiale possa influire in modo negativo sull’occupazione, in termini di ore lavorate e retribuite.
A dirlo sono le risposte al sondaggio Ipsos, commissionato dalla società internazionale di ricerca del personale Kelly, per analizzare l’impatto della Intelligenza Artificiale nell’ambito del lavoro.
L’indagine: quale sarà l’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul lavoro?
Dal sondaggio effettuato su un campione di 1.000 persone con più di 16 anni è emerso che il 53% degli intervistati è preoccupato dall’eventuale interferenza dell’Intelligenza Artificiale sugli stipendi perché potrebbero ridursi le ore lavorate. Una percentuale inferiore, inoltre, ritiene che la retribuzione potrebbe diminuire anche a parità di ore lavorate.
Il 68% del campione dichiara di essere molto o abbastanza d’accordo con il fatto che l’Intelligenza Artificiale causerà una riduzione del personale nelle aziende, e il 55% si dice molto/abbastanza d’accordo che causerà la chiusura delle piccole aziende, mentre a beneficiarne saranno quelle più grandi.
Gli aspetti positivi: lo sviluppo di nuove professioni
L’impatto dell’Intelligenza Artificiale avrà anche risvolti positivi: il 63% degli intervistati pensa che porterà allo sviluppo di nuove professioni che avranno il compito di gestire le attività affidate alla tecnologia. Il 73% è convinto che le aziende dovranno organizzare corsi di formazione per istruire i dipendenti sulle nuove tecnologie. Il 57% ritiene invece che sia importante essere ben informati sul funzionamento dell’Intelligenza artificiale in modo da poterla controllare e comprendere.
“Quattro italiani su dieci sostengono che l’Ai porterà a un maggiore isolamento dai colleghi – ha spiegato Cristian Sala, country manager di Kelly Italia – poiché non ci sarà più bisogno del confronto umano. Un’analoga quota ritiene invece che potrà essere d’aiuto nel connettere persone che parlano lingue diverse, così come chi lavora in diverse sedi/uffici. Una cosa è certa: nell’intelligenza artificiale e nella sua applicazione pratica, i non addetti ai lavori sanno poche cose e poco bene. Come avvenuto per l’avvento di internet, tutto avverrà velocemente e ci travolgerà. C’è da sperare che, almeno questa volta, facendo tesoro del passato, si affianchino all’ennesima rivoluzione di conoscenza e consapevolezza.”
Il sondaggio globale: l’entusiasmo tra le economie emergenti
Nel luglio scorso Ipsos ha realizzato un altro sondaggio globale sulla percezione dell’Intelligenza Artificiale in 31 Paesi: il 54% degli intervistati ha sostenuto che i servizi basati sulla IA hanno più vantaggi che svantaggi, il 52% ha espresso dei timori. Ma in generale, la maggioranza delle persone ha dichiarato di aspettarsi profondi cambiamenti nella vita quotidiana: c’è ottimismo per la migliore gestione del tempo e le opzioni di intrattenimento, ma anche una diffusa preoccupazione per l’impatto sul lavoro.
Da quanto è emerso dalle risposte nei vari Paesi, la familiarità con i prodotti e i servizi basati sull’Intelligenza Artificiale varia da oltre il 70% di Indonesia e Malesia al 35% di Belgio, Nuova Zelanda e Stati Uniti. La sensazione di entusiasmo per l’IA è minore in Nord America e in Europa, mentre è più alta nei mercati emergenti, soprattutto tra i giovanissimi e le persone con elevato titolo di studio.
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