L’ultima indagine Ipsos realizzata per la Fondazione Raffaele Barletta ha messo in luce che i ragazzi della Generazione Z sono pronti a mettersi in gioco, ma hanno smesso di credere che il loro Paese gli possa garantire un futuro
In cerca di un futuro migliore, disincantati e senza timore di partire. Gli under 30 italiani cercano lavoro, anche se è necessario emigrare. È quanto emerge da un sondaggio condotto da Ipsos per la Fondazione Raffaele Barletta su un campione di 1.200 adulti con meno di trent’anni. L’85% degli intervistati, infatti, ha dichiarato di mettere in conto la possibilità di trasferirsi lontano da casa (il 18% restando in Italia, il 32% nella propria regione, il restante 35% all’estero).
Chi parte e quanto si guadagna
Fra il 2008 e il 2022, sono partiti per lavorare in un altro Paese 525mila giovani, e di questi solo un terzo è tornato in Italia. A lasciare il nostro Paese sono soprattutto i laureati: il 4% degli occupati a un anno dal conseguimento del titolo e il 5,5% di quelli a cinque anni, oggi lavora all’estero. Di questi, il 70% esclude la possibilità di fare ritorno a casa.
I laureati di secondo livello che vanno a lavorare all’estero percepiscono in media il 56,1% in più di stipendio, rispetto a chi resta in Italia, con una media di 2.174 euro netti al mese contro i 1.393 del salario nazionale. Dopo cinque anni, la differenza cresce del 58,7%.
Invecchiamento della popolazione e occupati all’estero
Il problema assume dimensioni consistenti se si pensa che le persone in età lavorativa in Italia sono in diminuzione: nel 2040 saranno 5,4 milioni in meno, nonostante l’afflusso dall’estero di circa 170mila persone all’anno. Tra l’altro l’Italia vive uno squilibrio di forza lavoro fra Nord e Sud, perché il settentrione riesce a compensare le uscite con i giovani provenienti dal Mezzogiorno, ma al contrario il meridione subisce solo la perdita.
Solo un under 30 su dieci consiglierebbe l’Italia per il lavoro
I dati suggeriscono che bisogna attuare strategie nuove per trattenere i talenti in Italia, con un ambiente dove garantire ai giovani la possibilità di fare impresa, avvicinandosi alle altre realtà europee, oltre a renderli più consapevoli delle possibilità a livello nazionale. Dall’indagine emerge che un giovane italiano consiglierebbe il nostro Paese principalmente per la cultura e lo stile di vita, ma solo uno su dieci si sentirebbe di raccomandarlo per il lavoro.
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