Da qualche tempo, presso l’Accademia delle Scienze di Torino, è in corso un ciclo di conferenze dal titolo Scienze e Salute. Longevità e senescenza: come invecchiare in salute.
Obiettivo di questa iniziativa è illustrare le più frequenti malattie croniche e degenerative dei senior con un linguaggio accessibile a tutti, ma mantenendo un approccio scientifico di alto livello e sempre con specifico riferimento alle più adeguate metodologie di prevenzione primaria e secondaria, nonché alle ricadute sociali e previdenziali del marcato invecchiamento della popolazione.
In particolare, il primo appuntamento, ha visto l’intervento di Giancarlo Isaia, geriatra e presidente dell’Accademia di Medicina, che ha dialogato con il giornalista scientifico Piero Bianucci cercando di rispondere al quesito “È possibile invecchiare senza invecchiare?”.
Secondo il professor Isaia la risposta a questo domanda è certamente positiva: è possibile, infatti, superare questa apparente contraddizione partendo proprio da alcuni fenomeni clinici e fisiopatologici, ma anche sociologici, previdenziali ed assistenziali che stanno radicalmente mutando l’approccio “sociale“ ad una quota sempre più consistente della popolazione senior.
Certo, non si può trascurare il fatto che, in questo segmento di popolazione, esistano importanti diseguaglianze sociali. I senior meno abbienti, rispetto a quelli benestanti, hanno più malattie croniche (il 55,7% contro il 40,6%), sono in maggior numero affetti da almeno una malattia cronica grave (il 46,4% contro il 39%) e lamentano in modo più marcato una riduzione di autonomia sia nelle attività di cura della persona (il 13,2% verso il 8,8%) che nelle attività quotidiane di tipo domestico (il 35,7% verso il 22%).
In un futuro prossimo dovremo attenderci un rilevante peso sociale delle malattie tipiche dell’età anziana, quello che in letteratura è definito “Silver tsunami”.
Una strategia per arginare questo fenomeno, in chiave di prevenzione, dovrebbe incentrarsi sulla massima diffusione presso tutti i cittadini di ogni età delle conoscenze sulle cause e sui fattori di rischio delle più frequenti patologie croniche.
Pur lasciando a ciascuno la piena facoltà di modificare o meno il proprio stile di vita, di rimuovere o meno i fattori di rischio, questo potrebbe essere l’approccio più efficace per tentare di “invecchiare senza invecchiare” e dare qualità alla fase avanzata della vita a beneficio proprio e della collettività.
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