La memoria peggiora con l’età? Falso. Cambia, semplicemente. A sfatare il mito che associa l’invecchiamento con le proverbiali smemoratezze ci ha pensato uno studio della Washington University di St. Louis appena pubblicato su Nature Communications. La teoria è rivoluzionaria.
I ricercatori hanno scoperto, semplificando al massimo, che gli anziani, è vero, fanno fatica a trattenere i dettagli di un’informazione ma non hanno alcun problema nel memorizzare la visione d’insieme. Con il passare degli anni, insomma, la memoria si concentra sugli aspetti generali tralasciando i particolari. Non vuol dire che sia peggiore di prima: è semplicemente differente.
L’equivoco alla base del mito
Finora abbiamo creduto che fosse un dogma della scienza da accettare con rassegnazione: aumenta l’età, diminuisce la memoria. Oggi veniamo a sapere che questa tesi si è basata su un gigantesco equivoco. Per anni gli scienziati hanno infatti valutato la capacità di ricordare ricorrendo a una serie di test standard che consistevano nel ripetere una lista di parole o una sequenza di numeri. Non c’è alcun dubbio: in questo tipo di prove i giovani stracciano gli anziani. Gli scienziati americani hanno però avuto una geniale intuizione: cambiando il genere di test, cambiano i risultati.
Sfuggono i particolari, ma si potenzia la visione d’insieme
Cambia il memory test. Piuttosto che usare una lista di concetti da ricordare, i ricercatori hanno mostrato a un gruppo di volontari di diversa età un video di 8 minuti, un filmato che raccontava una storia cadenzata da una serie di eventi. Tutti i partecipanti erano sottoposti a scansioni con risonanza magnetica mentre vedevano il video. Dall’analisi delle immagini cerebrali è emerso che effettivamente le aree del cervello incaricate di cogliere i dettagli sono meno attive nelle persone anziane rispetto ai giovani. Ma l’attività di altre regioni, come la corteccia mediale prefrontale, risultava al contrario più intensa. Questa regione è coinvolta nella visione d’insieme, nella capacità di riconoscere differenti contesti e di comprendere le situazioni esterne.
Le differenze nella memoria di un ventenne e un settantenne
«Quello che potrebbe accadere è che gli adulti più anziani perdono un po’ di reattività nelle parti posteriori del cervello e potrebbero perdersi le informazioni contestuali più dettagliate. Ma man mano invece che i livelli di attività aumentano nelle porzioni anteriori, le cose potrebbero diventare più schematiche. Più sintetiche», spiega Zachariah M. Reagh, del Department of Psychological & Brain Sciences della Washington University in St. Louis che ha guidato lo studio.
Due persone di diversa età che guardano lo stesso filmato, possono avere reazioni differenti. Un ventenne è più concentrato sui dettagli: in quale stanza specifica si trovano i personaggi? Qual è il contenuto esatto della conversazione? Uno spettatore più anziano potrebbe prestare maggiore attenzione allo scenario più ampio: in che tipo di stanza si trovano i personaggi? L’atmosfera è diventata più formale? La tensione tra due interlocutori è aumentata?
La buona notizia è che forse gli anziani non si stiano perdendo granché. Le informazioni arrivano lo stesso, anche se in modo diverso.
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