L’invecchiamento è un processo naturale e inevitabile che tutti sperimentiamo nel corso della vita, ma non è sinonimo di fragilità. Sono molti gli studi che affermano che sebbene l’avanzare dell’età comporti inevitabili cambiamenti fisiologici, non tutti gli anziani diventano fragili.
La fragilità, infatti, è una condizione distinta, caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità agli eventi avversi e da una ridotta capacità di adattamento fisico e mentale. Comprendere questa differenza è fondamentale per prevenire il declino funzionale e garantire un invecchiamento attivo e in salute.
Innanzitutto, la definizione di invecchiamento
L’invecchiamento è un processo biologico complesso, da tempo oggetto di studio per comprendere i meccanismi che ne regolano il decorso. In questo contesto, la tesi “multifattoriale”, paradigma ampiamente accettato dalla comunità scientifica internazionale, riconosce che l’invecchiamento non è il risultato di un singolo fattore, ma l’interazione intricata di elementi genetici e ambientali.
Infatti, sono molte le ricerche che hanno portato alla luce un aspetto fondamentale: una parte significativa dei fattori che influenzano l’invecchiamento è modificabile. Un’indagine pubblicata su Nature Aging, condotta da un team internazionale di scienziati provenienti da istituzioni prestigiose come l’Università di Oxford e il Mass General Hospital di Boston, ha identificato molteplici fattori che possono essere influenzati dallo stile di vita e dall’ambiente.
Questi risultati si allineano con la crescente consapevolezza che, sebbene la predisposizione genetica giochi un ruolo, l’ambiente e il comportamento individuale esercitano un’influenza preponderante sulla traiettoria dell’invecchiamento.
Cos’è la fragilità
A differenza dell’invecchiamento (che è un fenomeno naturale), come indicato anche nel bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità, la fragilità è una condizione età-correlata e multifattoriale, caratterizzata da un’aumentata vulnerabilità agli eventi avversi, sia interni che esterni. Si manifesta con una progressiva riduzione della capacità funzionale, rendendo l’individuo più esposto a disabilità, ricoveri ospedalieri e una maggiore dipendenza dagli altri.
Questa condizione non è un passaggio inevitabile, ma può essere prevenuta o ritardata con interventi mirati sullo stile di vita e sulla gestione della salute.
Differenza tra invecchiamento e fragilità
Mentre l’invecchiamento è un processo naturale che riguarda tutti, la fragilità è una condizione patologica che aumenta la vulnerabilità dell’individuo. Non tutti gli anziani diventano fragili: questo stato è determinato da molteplici fattori, tra cui lo stile di vita, la presenza di malattie croniche e il supporto sociale.
È importante comprendere che, sebbene l’invecchiamento non possa essere evitato, la fragilità può essere contrastata attraverso strategie di prevenzione efficaci, capaci di mantenere una buona qualità della vita anche in età avanzata.
Indicatori della pre-fragilità: i segnali da non sottovalutare
Uno studio pubblicato su BMC Geriatrics ha individuato sette principali indicatori della pre-fragilità, una condizione che precede la fragilità vera e propria e che, se riconosciuta in tempo, può essere affrontata per prevenire il peggioramento dello stato di salute.
I sette segnali
Tra i segnali più rilevanti troviamo la perdita di peso non intenzionale, che può indicare una malnutrizione latente o una riduzione della massa muscolare. La debolezza muscolare, spesso sottovalutata, rappresenta un campanello d’allarme per il rischio di cadute e perdita di autonomia. La lentezza nei movimenti, misurata attraverso la velocità del cammino, è un altro indicatore importante: una ridotta capacità di deambulazione può essere sintomo di un deterioramento generale della salute fisica. La ridotta attività fisica è un elemento determinante, poiché il movimento è fondamentale per mantenere la forza e la funzionalità muscolare.
La percezione di affaticamento e spossatezza cronica può segnalare uno stato di ridotta resistenza fisica e mentale. Anche le difficoltà cognitive iniziali, come problemi di memoria o ridotta capacità di concentrazione, possono anticipare l’insorgenza della fragilità. Infine, l’isolamento sociale e la riduzione delle interazioni con gli altri sono segnali che non vanno trascurati, poiché la solitudine ha un impatto significativo sulla salute generale.
Fattori che contribuiscono alla fragilità
Come indicato in un articolo pubblicato su Nature Aging, diversi elementi possono aumentare il rischio di sviluppare fragilità negli anziani. L’inattività fisica riduce la massa muscolare e la forza, compromettendo l’autonomia e aumentando il rischio di cadute. La malnutrizione, spesso sottovalutata, può portare a carenze nutrizionali che indeboliscono l’organismo e ne compromettono le funzioni essenziali.
Le malattie croniche, come il diabete, le patologie cardiovascolari e l’artrite, rappresentano un ulteriore fattore di rischio, poiché accelerano il declino fisico e mentale. Anche l’isolamento sociale ha un impatto negativo, influenzando sia il benessere psicologico che la capacità di affrontare le difficoltà quotidiane. I problemi cognitivi, come la perdita di memoria o il declino delle funzioni esecutive, possono ridurre l’indipendenza e aumentare la dipendenza dagli altri.
La depressione, spesso sottostimata, contribuisce a un peggioramento generale dello stato di salute e alla perdita di motivazione nel prendersi cura di sé. Infine, la polifarmacia, ossia l’assunzione contemporanea di numerosi farmaci, può generare interazioni negative e aumentare la vulnerabilità dell’organismo.
Strategie per prevenire la fragilità
Adottare misure preventive può ridurre significativamente il rischio di fragilità e migliorare la qualità della vita. L’attività fisica regolare è essenziale per preservare la massa muscolare e la funzionalità cardiovascolare, attraverso esercizi di resistenza e attività aerobiche adatte all’età.
Un’alimentazione equilibrata, ricca di nutrienti essenziali, supporta la salute generale e previene le carenze che possono compromettere le capacità fisiche e cognitive. Il monitoraggio della salute mentale è altrettanto cruciale: riconoscere e trattare tempestivamente sintomi depressivi o ansiosi aiuta a mantenere un atteggiamento positivo e una buona qualità della vita. Inoltre, il coinvolgimento sociale, attraverso relazioni affettive e attività di gruppo, rafforza il supporto emotivo e stimola la mente.
Una gestione attenta delle malattie croniche consente di limitare le complicazioni e rallentare il declino funzionale, garantendo maggiore autonomia e benessere.
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