Risale al 2002, quando è stato formulato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il concetto di invecchiamento attivo. Individuato come il processo in cui la qualità della vita in età avanzata si migliora ottimizzando la salute, la partecipazione e la sicurezza degli over man mano che invecchiano, sostiene il riconoscimento dei diritti delle persone anziane e l’utilizzo del loro pieno potenziale e dei loro punti di forza.
L’OMS riconosce di essere una risorsa preziosa per famiglie, comunità, economie e società in generale a questa crescente popolazione, il cui invecchiamento attivo consente di raggiungere il benessere fisico, sociale e psicologico per tutta la vita, facilitando la partecipazione alla società in base alle loro esigenze, aspirazioni e capacità. Ciò non solo migliora il benessere degli over, ma riduce anche i costi sanitari e gli oneri sociali, mitigando così le sfide associate all’invecchiamento della popolazione. Un riferimento per noi di Spazio50, ma la “misurazione” dell’invecchiamento attivo, con i relativi indici di valutazione, è molto complessa e differente da Paese a Paese, da comunità a comunità e soprattutto da ricerca sociologica a ricerca sociologica, da analisi scientifica ad analisi scientifica, che sono gli strumenti cui dovrebbe fare riferimento il legislatore per proporre interventi nei diversi settori.
La “misurazione” dell’invecchiamento attivo
Una recente analisi della facoltà di medicina dell’Università di Yiwu, in Cina, ha individuato 25.723 studi degli ultimi tre lustri, che indicano come loro riferimento fattori anche molto diversi, con un peso differente anche per le diverse comunità culturali. La necessità attuale è quella di categorizzarli e classificarli, magari spuntandone alcuni, al fine di creare una scala di valori condivisa, che possa portare a una classificazione valida per tutti relativa alla realtà dell’invecchiamento attivo. E permetterne così una stima affidabile per chi è chiamato a supportarla e sostenerla, anche a livello sovranazionale. In particolare pensiamo alla normativa europea.
La proposta spagnola
L’ultimo tentativo in questa direzione è stato elaborato dagli studiosi delle università di Madrid e di Santiago de Compostela, in Spagna, con l’obiettivo di «sviluppare uno strumento di misurazione e una procedura per valutare l’invecchiamento attivo, che comprendano diversi elementi della vita delle persone e forniscano un risultato quantitativo individuale per ogni persona».
Oltre 400 residenti in Galizia
L’elaborazione del lavoro, partita da un sondaggio (interviste strutturate) di un campione di oltre quattrocento residenti in Galizia, di età pari o superiore ai 60 anni, tiene conto di molti degli indici e delle scale elaborate finora dagli studiosi. Lo studio Sviluppo di uno strumento di misurazione dell’invecchiamento attivo parte da dieci dimensioni generali.
Elenca salute (oggettiva e salute soggettiva), funzionalità (attività quotidiane di base e strumentali), stato cognitivo, stato affettivo (situazione della vita, emozioni, fini), stato sociale (supporto sociale e familiare percepito, frequenza dei contatti sociali all’aperto), informazioni e uso delle tecnologie della comunicazione, apprendimento permanente, occupazione, partecipazione alla società e attività ricreative, nonché variabili sociodemografiche (età, sesso, habitat, stato civile, istruzione e reddito).
Le attività determinanti
A essi fa riferimento un’altra serie di attività. Lavoro retribuito, partecipazione a società e nella società, prendersi cura dei figli e dei nipoti, partecipazione politica, volontariato, utilizzo del telefono cellulare, del computer e di Internet, letture, frequenza a corsi interni/esterni e alle relative lezioni, frequenza a un sistema educativo regolare, cantare/suonare strumenti, disegno o artigianato, camminare, sport, esercizio fisico o ballo, giardinaggio, cucinare, guardare la tv, giochi: cruciverba, sudoku, carte e altri giochi con le persone, visita ad amici/parenti/vicini, trovare tempo per sé stessi, collezionismo, cinema/teatro, viaggiare, associazioni o club. Ciascuna con una sua valutazione e con una formula finale.
Non esagerare con l’ottimismo
L’importanza dello studio sta nella manifesta preoccupazione per la valutazione di questo processo vitale con formule eccessivamente idealizzate, che potrebbero avere un impatto negativo sul benessere delle persone anziane, presentando un’immagine estremamente positiva dell’invecchiamento attivo e trascurando la realtà affrontata dagli over. «I risultati ottenuti, inoltre, supportano l’ipotesi di includere a prescindere due grandi tipi di variabili come componenti dell’invecchiamento attivo: quelli riferiti alla salute globale e quelli che alludono alle modalità di partecipazione.»
È sempre più urgente
Si prevede che le persone di età pari o maggiore di 55 anni supereranno in numero tutti i bambini di età compresa tra 0 e 14 anni entro il 2035 e l’intera popolazione di bambini e giovani di età compresa tra 0 e 24 anni entro il 2080. Saper valutare correttamente uno degli strumenti più utili per contribuire a risolvere alcune delle principali sfide legate all’invecchiamento della popolazione è ormai un’urgenza sociale.
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