«Oltre al trattamento disumano degli animali questo tipo di allevamento avrebbe un impatto negativo sull’ambiente a causa dello sfruttamento intensivo di risorse come acqua ed energia»
La questione etica degli onnivori non riguarda solo la carne, ma anche l’alimentazione basata sulla vita animale che proviene dal mare. Pare per esempio che i polpi, di cui siamo ghiotti, abbiano un’intelligenza incredibile, riescano ad aprire barattoli con chiusure di sicurezza, sappiano orientarsi nei labirinti, ricordino a distanza di tempo come hanno risolto un problema. Pare anche che sognino. Il loro sistema nervoso presenta all’incirca 500 milioni di neuroni, più di tutti gli altri invertebrati e vicino al livello dei cani. C’è anche chi ha scritto un volume sulla psicologia dei polpi, l’affermato epistemologo Godfrey-Smith nel libro Altre menti si chiede se abbiano una coscienza. Eppure, nel porto Las Palmas, sull’isola di Gran Canaria, potrebbe inaugurarsi a breve una nuova distopia: il primo allevamento intensivo di polpi al mondo. Un milione di esemplari, una produzione di 3mila tonnellate all’anno, per sopperire alla crescente domanda di questi molluschi cefalopodi sul mercato.
Ad aver denunciato i documenti riservati della società Nueva Pescanova, è stata l’organizzazione Eurogroup for Animals, che ha anche scritto un report per spiegare cosa significhi un allevamento intensivo di polpi.
I polpi saranno macellati con miscela di ghiaccio: «Un metodo crudele, brutale e deplorevole», che causa sofferenza, paura, dolore e una morte lenta.
Approfondendo i piani di allevamento dell’azienda spagnola, emergono alcuni dettagli agghiaccianti su questa modalità di allevamento. I polpi sarebbero tenuti in vasconi sempre illuminati, una vera e propria tortura per una specie che detesta la luce e vive di anfratti, un primo elemento contrario all’etologia dell’animale. Ad essere allevata sarebbe principalmente la specie Octopus vulgaris, ospitata in circa 1.000 vasche comuni e sovraffollate, dove la loro natura solitaria viene violata e si possono verificare casi di cannibalismo. Non a caso, nei documenti di Nueva Pescanova si prevede un tasso di mortalità nelle vasche del 15%. La cosa che ha sorpreso di più però è che, secondo i documenti, gli animali verrebbero uccisi mettendoli in contenitori d’acqua tenuti a -3°C.
Viene dunque naturale domandarsi se la legge, spagnola e internazionale, non preveda alcun provvedimento o regolamentazione a riguardo, ma sfortunatamente la risposta è negativa. Attualmente non ci sono regole che assicurino il benessere dei polpi, anche se diversi studi hanno dimostrato che questo metodo di macellazione causa una morte lenta e stressante. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità Animale ha condannato questo crudele metodo di abbattimento, mentre l’Aquaculture Stewardship Council (ASC), un’organizzazione che stabilisce un protocollo sui frutti di mare d’allevamento garantendo al contempo un’acquacoltura sostenibile, propone di porre un divieto alla creazione di allevamenti del genere a meno che gli animali non siano storditi in anticipo.
C’è da aggiungere, oltre al trattamento disumano degli animali, che dando il via alla creazione di questo nuovo allevamento intensivo si crea un pericoloso precedente. Stiamo parlando della possibilità di allargare ancora di più il settore degli allevamenti intensivi, una delle cause principali di inquinamento del nostro tempo. Per far crescere, curare, macellare e portare in tavola i miliardi di capi di bestiame, ogni anno sfruttiamo una quantità inimmaginabile di risorse come acqua, farmaci, prodotti agricoli ed energia che viene dirottata verso complessi industriali.
Anche in questo caso l’allevamento avrebbe un impatto negativo sull’ambiente, a causa dello sfruttamento intensivo delle risorse che verrà messo in atto per mantenerlo in funzione: l’uso eccessivo di energia e di mangimi commerciali a base di farine e oli di pesce.
Insomma, siamo in una nuova frontiera, anche perché per decenni era stato ritenuto impossibile allevare polpi, poi Nueva Pescanova ha sviluppato un metodo e ora siamo in un territorio non mappato, dove non esistono regole, ma solo disumanità.
Francesca Santolini, giornalista scientifica, saggista, divulgatrice ambientale. Collabora con il quotidiano La Stampa, dove scrive di ambiente, clima e sostenibilità e con la trasmissione Unomattina in onda su Rai Uno, dove si occupa di ambiente. Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche intervenendo sui temi d’attualità legati all’inquinamento e al clima. Per Marsilio ha scritto “Passio Verde. La sfida ecologista alla politica” (2010), mentre per la casa editrice Rubbettino “Un nuovo clima. Come l’Italia affronta la sfida climatica” (2015) e “Profughi del clima. Chi sono, da dove vengono, dove andranno” (2019).
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