Usare l’Intelligenza Artificiale per combattere gli sprechi alimentari. È la nuova sfida lanciata da un’azienda britannica e una americana.
Sembra un po’ il Grande Fratello anche se, almeno per questa volta, in senso positivo. L’azienda inglese Winnow Solutions, ha sviluppato infatti un software in grado di “spiare” i rifiuti gettati dalle cucine di ristoranti e alberghi. Lo scopo? Combattere lo spreco alimentare grazie all’Intelligenza Artificiale.
Su ogni bidone dei rifiuti è posta una telecamera che riprende e riconosce ciò che viene buttato. Il dispositivo riesce a stimare la percentuale di piatti consumati in base al quantitativo che è stato gettato via. I dati sono poi inviati in tempo reale a un algoritmo che li elabora e suggerisce come rimodulare le quantità delle porzioni.
Alt agli sprechi nei supermercati
Un’altra azienda, questa volta statunitense, si è occupata di spreco di cibo nei supermercati. Afresh, così si chiama, ha analizzato i dati di vendita degli ultimi sei anni dei prodotti freschi venduti nei negozi della catena Alberton’s. In questo caso l’algoritmo ha passato in rassegna i flussi di acquisto, rimodulando gli ordini e suggerendo quali prodotti acquistare di più o di meno.
I dati dello spreco alimentare
Secondo l’Osservatorio Waste Watcher international, lo spreco alimentare in Italia ammonta a 13,155 miliardi di euro, ed è pari a 4,207 milioni di tonnellate di cibo gettato via. La maggior parte riguarda lo spreco domestico: negli ultimi sette giorni ogni cittadino ha sprecato 566,3 grammi di alimenti, circa 40 grammi in più dello scorso anno. Il dato nazionale è in linea con quello di altri Paesi europei, ma è quasi la metà di quello di Canada, Brasile e Stati Uniti, e un terzo di quello della Russia.
Tra i cibi che si buttano con più facilità ci sono frutta, verdura, pane, cibi precotti, sughi, creme, riso, pasta e cereali. Si spreca di più al Sud (+4% rispetto alla media nazionale), fra i redditi medio bassi (+17%). Le famiglie avvertono lo spreco alimentare come una perdita di denaro nell’81% dei casi, come un atto diseducativo verso i giovani (79%), uno spreco di risorse naturali (78%), un’azione immorale (78%), un gesto che può avere ripercussioni economiche e sociali (74%).
La tecnologia per i consumatori
Non sono soltanto gli algoritmi di IA a poter aiutare i produttori a regolare quantità e porzioni di cibo. Anche dal lato dei consumatori esistono delle App che possono favorire una maggiore consapevolezza rispetto a quanto cibo si acquista e ci occorre. La più conosciuta è To good to go, che funziona anche in Italia, e che collega i clienti con le attività alimentari che vendono cibo in eccesso a prezzi scontati. C’è poi Flashfood che si occupa di segnalare gli articoli in scadenza nei supermercati, Apeel e Mori che offrono ai punti vendita gli imballaggi ecologici per i prodotti freschi, in modo da rallentarne il deterioramento.
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