Sarà di supporto alle persone di ogni età, non solo i giovani, e nei campi più disparati. All’evento “Intelligenza Artificiale, Rischi e Opportunità” svoltosi al Palazzo dell’Informazione a Roma si è parlato del futuro (ormai presente) di una grande rivoluzione.
“L’Intelligenza artificiale non va demonizzata ma nemmeno idealizzata. Non risolverà tutti i nostri problemi ma, a seconda delle scelte che faremo, ci potrà essere utile o meno”. Con queste parole Francesco Gabbrielli, direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto superiore di sanità, si è espresso in occasione dell’evento “Intelligenza Artificiale, Rischi e Opportunità”, organizzato da Adnkronos al Palazzo dell’Informazione a Roma.
60 anni di Adnkronos e un convegno sull’Intelligenza Artificiale
Un incontro – in occasione del 60° dell’agenzia di stampa – in cui si è ragionato di AI in rapporto alle sue applicazioni ma anche alle conseguenti implicazioni. E se l’editoria, l’industria, la finanza sono stati i temi alla base della tavola rotonda, non sono mancati anche i riferimenti al settore dell’healthcare e, dunque, della salute.
È infatti questo un ambito in cui c’è molta attesa sia in termini di nuovi sperimentazioni a livello terapeutico sia per la cura e l’assistenza alla persona. Per Maximo Ibarra, Ceo & General Manager Engineering, l’Intelligenza Artificiale – nei prossimi anni – diventerà esattamente il copilota di ciascuno di noi. “Anche l’utilizzo delle AI – dice – sarà sostanzialmente personale perché ogni singolo telefonino, ogni singolo smartphone, avrà all’interno un algoritmo di intelligenza artificiale”.
Un assistente personale
Niente di troppo complesso, dunque, ma un percorso che sarà frutto di un processo di studi e validazioni i cui benefici saranno presto alla portata di tutti. Sempre Ibarra ha sottolineato infatti quanto l’AI “sarà fruibile, facile. Darà supporto alle persone di tutte le età – non riguarderà assolutamente solo i giovani – e ci affiancherà in quelli che sono i compiti quotidiani liberando del tempo da poter dedicare ad attività molto più creative”. Un alleato, in sintesi, tanto più prezioso con l’andare degli anni o magari nel campo sensibile della salute umana.
Una tecnologia, tante applicazioni
“Già oggi- ha poi detto il professor Francesco Gabbrielli – con l’intelligenza artificiale possiamo aiutare i medici a fare la diagnosi differenziale in casi particolari, possiamo utilizzare l’intelligenza artificiale per portare avanti la ricerca scientifica d’avanguardia – con nuove terapie, nuove molecole, nuovi farmaci – ma anche utilizzarla nell’ottimizzazione del sistema sanitario”. Eppure, si tratta solo dell’inizio perché le prospettive sono ancora più incentivanti.
Acceleratore di abilità
“Nel campo della salute – per Maximo Ibarra -, si arriverà a fare diagnosi molto più velocemente rispetto a prima e l’intelligenza artificiale permetterà sempre maggiore efficienza e velocità”. È evidente che ci vuole ancora un po’ di tempo per non aver paura dell’Intelligenza Artificiale, ma siamo di fronte a quello che potremmo definire un potenziatore di capacità. Perciò, niente paura: bisogna piuttosto abbracciare l’innovazione perché permette semmai di essere estremamente più capaci di compiere azioni e raggiungere risultati al momento inaspettati. “Un esempio? – dice ancora Ibarra – Intervenire in anticipo laddove potranno avvenire crisi energetiche o idriche”.
In buona sostanza, l’Intelligenza Artificiale non vuole essere altro che un assist tecnologico che va necessariamente conosciuto e pilotato ma che – stando alle parole del professor Gabbrielli -: “Aprirà nuovi scenari nella cura della persona”.
Nuove frontiere per la cura
Se l’intelligenza artificiale è infatti oggi in grado di aiutare i medici nella diagnosi di malattie particolari, malattie rare, malattie di difficile identificazione, “in futuro si potrà avere una medicina molto personalizzata, super-personalizzata. Si riuscirà con maggiore facilità a stabilire la cura idonea, adatta persona per persona, a seconda del tipo di malattia. E in settori come quello oncologico, si tratterà di un’autentica nuova frontiera. Una nuova speranza”.
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