I robot “umanoidi” sembrano avere un futuro grazie alla popolazione anziana. Il business nel settore della cura e dell’assistenza ai senior, infatti, è saldamente legato alla loro crescente longevità, frutto oramai di un aumento generalizzato della qualità della vita.
Proprio in questi giorni, in Spagna e in Italia sta partendo la fase di test di MoveCare, acronimo di Multiple-Actors Virtual Empathic Caregiver for the Elder, un importante progetto di robotica nell’ambito del programma Horizon 2020, che vede l’Università degli Studi di Milano quale capofila di un consorzio di 14 enti. Grazie a questo progetto alcuni robot “amici” degli anziani entreranno nelle case di riposo e nelle abitazioni di chi vive da solo, per migliorarne la qualità della vita e rallentarne il declino psico-fisico con l’aiuto dell’intelligenza artificiale e dell’Internet delle cose. Un gruppo di anziani italiani e spagnoli verrà dotato di un kit di sensori per l’Internet delle cose, degli oggetti intelligenti (come una palla anti-stress e dei plantari sensorizzati), un tablet e l’accesso a un activity center connesso alla televisione per le attività sociali e cognitive, una piattaforma digitale di esercizi da svolgere mediante giochi e dei microfoni per riconoscere senza errori le richieste di aiuto. I dati sulla persona, sulle sue abitudini domestiche, le abilità cognitive e la funzionalità motoria verranno raccolti attraverso dei sensori e alcuni oggetti smart. Successivamente saranno immagazzinati in un cloud.
Ma rimaniamo in Italia, perché sempre qui l’Istituto di Biorobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa sta realizzando un progetto nel settore della cosiddetta robotica “collaborativa”, nata per sviluppare, integrare e testare robot assistenziali in grado di migliorare la qualità della vita e l’indipendenza delle persone, sia nelle residenze sanitarie che nelle abitazioni private. Grazie al progetto e alla relazione tra robot e cloud, saranno sviluppati servizi di controllo notturno con sensori ambientali, stimolazioni cognitive e monitoraggi psicofisici.
Inoltre, gli esoscheletri sono ormai utilizzati in molte strutture ospedaliere di eccellenza del nostro Paese per facilitare la riabilitazione post-ictus e infarto, ma anche per agevolare la mobilità di chi è affetto da patologie neurologiche come il Parkinson. Allo stato attuale, gli esoscheletri non possono essere indossati fuori dai centri riabilitativi, per il rischio che possano accadere incidenti e perché mancano le autorizzazioni legali. Sono tuttavia facili da impiegare: funzionano con sensori e, tramite l’oscillazione del peso, si conferisce il comando per avanzare con il piede opposto.
Il Giappone è leader del settore con gli esoscheletri “light” di supporto agli anziani. Una delle ultime novità provenienti dal Paese del Sol Levante è Arque, una “coda” robotizzata in grado di tenere i senior in posizione verticale, sperimentata da un team di ricerca dell’Università di Keio (Tokyo).
In Italia non siamo da meno e abbiamo realizzato Hunova, un dottore-robot specializzato in ortopedia, neurologia, geriatria e medicina dello sport. Presentato lo scorso a giugno al “Silver economy forum” di Genova, è in grado di eseguire un test – il primo al mondo – capace di predire se un anziano è a rischio cadute e prescrivergli così un piano di allenamento o riabilitazione personalizzato.
Ma esistono naturalmente esperienze significative anche fuori dai confini europei. Una startup israeliana, specializzata nella realizzazione di software di Intelligenza Artificiale, ha creato ElliQ, un robot che nasce con lo scopo di aiutare gli anziani. Li spinge ad attivarsi, li forma all’uso corretto delle nuove tecnologie, ricorda loro di prendere le medicine ma sa anche riconoscere la loro voce, gli propone news in base ai temi che preferiscono, li mette in contatto con amici e parenti attraverso videochat, social network e giochi online. Una sorta di assistente virtuale alla senilità.
Oltre a Usa, Cina e Giappone che fanno da capofila allo sviluppo di queste nuove tecnologie, c’è anche la Thailandia che ha avviato da tempo una produzione di massa di robot per anziani. La CT Asia Robotics, una delle poche realtà di robotica nell’Asia sudorientale, fondata nel 2009 a Bangkok, è partita con la produzione di Dinsow, un robot progettato per aiutare le persone anziane e il suo mercato è fiorente sia in Thailandia che nei Paesi limitrofi.
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