Non solo cause “tradizionali” come diabete, colesterolo, ipertensione. La salute cardiovascolare è messa a rischio da nuovi fattori che si sommano a quelli già noti.
Non bastano più le semplici pillole. Mantenere un cuore sano, prendersene cura sembra essere diventata una sfida più complessa di quanto si possa immaginare. Soprattutto alla luce degli studi e degli approcci più recenti. Lo dimostrerebbe una ricerca condotta dalla Fondazione Policlinico Universitario Gemelli Irccs e dall’Università Cattolica.
Pubblicata sulla rivista European Heart Journal, ha preso in esame diversi tipi di inquinamento, ma anche la salute mentale, l’isolamento sociale e le malattie infettive come possibili cause di problemi legati al cuore e al sistema circolatorio. Questi fattori di rischio del “nuovo millennio” sono stati indicati con il nome di “esposoma”. Comprendono fattori ambientali, socio-economici e psicologici.
I problemi legati all’inquinamento atmosferico e allo stress sociale
L’inquinamento atmosferico, soprattutto da Pm 2.5 o particolato fine, riduce di 2,9 anni l’aspettativa di vita. È stato scoperto che l’esposizione a un’aria ricca di polveri sottili ossida il colesterolo cattivo (Ldl) e altera le funzionalità di quello buono (Hdl).
Pure i cambiamenti climatici, strettamente correlati all’inquinamento, hanno un impatto sulla salute del cuore. In particolare, le ondate di calore sono legate ad un aumento del rischio di mortalità cardiovascolare, e molte infezioni respiratorie come l’influenza e il Covid aumentano l’infiammazione sistemica e l’attivazione piastrinica, e possono danneggiare direttamente i miociti, ossia le cellule del cuore.
Anche lo stress altera i ritmi circadiani, con la deprivazione o la frammentazione del sonno. Questo peggiora la risposta infiammatoria e favorisce la comparsa di cardiopatie ischemiche.
Nuove strategie di prevenzione
I nemici “tradizionali” del cuore e del sistema circolatorio hanno ormai trattamenti efficaci a combatterli: pensiamo alle terapie per il colesterolo, il diabete, l’ipertensione che possono abbattere questi fattori di rischio. Al contempo però i ricercatori si sono resi conto che almeno il 15% delle persone che subiscono un infarto non presenta alcun rischio noto. Da qui la necessità di allargare il campo a tutto ciò che ci circonda.
I nuovi fattori di rischio, infatti, interagiscono fra loro in modo imprevedibile, potenziandosi l’un l’altro, e sono dunque da considerarsi nella loro totalità. È importante, come sostengono i ricercatori, ripensare alle nostre città, evitando la commistione di aree industriali e residenziali, e adottare stili di vita quanto più possibile sani, a partire dall’alimentazione fino all’attività fisica.
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