Dalla Cina l’ultima frontiera della ricerca contro l’inquinamento da microplastiche: una spugna sintetica in grado di assorbire e intrappolare le particelle dannose per la salute del pianeta e dell’uomo
L’inquinamento da microplastiche è un problema globale in crescita. Ce ne sono tracce sull’Everest e nei fondali marini, ma anche nella placenta e nel cervello umano e nel latte di mucca. Le microplastiche sono minuscoli frammenti di pochi millimetri e hanno varia origine. Dalla disgregazione dei pneumatici alle microsfere degli esfolianti per il corpo. Rilasciano sostanze nocive e persistono per secoli. Ma ora i ricercatori cinesi sembrano aver trovato una possibile soluzione: una spugna biodegradabile fatta di ossa di calamaro e cotone.
Cosa sono le microplastiche?
Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni molto ridotte, generalmente inferiori ai 5 millimetri. Sono prodotte intenzionalmente in dimensioni microscopiche, ad esempio per essere utilizzate in cosmetici esfolianti, detergenti industriali o come microfibre sintetiche nei tessuti. Ma possono derivare dalla frammentazione di oggetti di plastica più grandi, come bottiglie, sacchetti o pneumatici, a causa di processi di degradazione fisica, chimica o biologica. Per gli scienziati le microplastiche rappresentano “una delle sfide ambientali chiave di questa generazione” e il problema è riconosciuto a livello internazionale come una questione ambientale di primaria importanza.
Microplastiche, l’inquinamento invisibile
Il termine “microplastiche” è stato coniato per la prima volta nel 2004 dal biologo marino Richard Thompson, dell’Università di Plymouth, per descrivere i frammenti microscopici di plastica trovati negli ambienti costieri britannici e americani. Le microplastiche rappresentano una minaccia pervasiva per l’equilibrio ecologico del pianeta e per la salute degli esseri viventi. Date le loro ridotte dimensiono, sono ovunque, nei fondali oceanici, e nei corsi d’acqua, nell’aria e nei terreni agricoli. E anche all’interno degli organismi viventi, incluso quello umano. Per questo l’attenzione dei ricercatori si sta concentrando sulla cattura e sullo smaltimento.
Spugne contro le microplastiche: una svolta per l’inquinamento
Un team di ricerca dell’Università di Wuhan ha sviluppato una spugna biodegradabile utilizzando chitina estratta dagli ossi di seppia e cellulosa derivata dal cotone, due composti organici noti per la loro capacità di rimuovere inquinanti dalle acque reflue. I ricercatori hanno testato la spugna in quattro diversi campioni d’acqua, prelevati da acqua di irrigazione, acqua di stagno, acqua di lago e acqua di mare, riscontrando una rimozione fino al 99,9% delle microplastiche, come riportato in uno studio pubblicato il mese scorso su Science Advances. Questo studio ha riportato risultati promettenti, con una capacità di intrappolare fino al 99% delle microplastiche presenti in un liquido.
La ricerca continua
La ricerca sulle spugne per la rimozione delle microplastiche è un campo in rapida evoluzione. Un altro gruppo di ricercatori cinesi dell’Ocean University of China a Qingdao ha sviluppato una spugna sintetica, a base di amido e gelatina, capace di assorbire il 90% delle microplastiche e persino delle nanoplastiche da qualsiasi liquido. Il limite della ricerca è l’utilizzo della formaldeide, una sostanza tossica che gli scienziati stanno cercando di eliminare per rendere la spugna completamente ecologica. La spugna creata dai ricercatori di Wuhan è stata in grado di assorbire le microplastiche sia intercettandole fisicamente che attraverso l’attrazione elettromagnetica. L’applicazione su vasta scala di queste spugne potrebbe avvenire negli impianti di trattamento delle acque reflue, fungendo da filtro per le microplastiche prima che entrino in mare.
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