Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Lavoratori Domestici, sono oltre 18mila in più rispetto al 2020. Il 70% sono stranieri; quasi l’85% donne e guadagnano più degli uomini. Colf e badanti restano professioni “senior”: più della metà dei domestici sono over 50.
Aumentano i lavoratori domestici con contributi versati all’Inps. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Lavoratori domestici dell’Istituto, nel 2021 sono stati 961.358. Si tratta di 18.273 lavoratrici e lavoratori in più rispetto al 2020 (+1,9%).
L’effetto pandemia sul lavoro domestico
L’aumento dell’ultimo anno si inserisce in un trend che ha avuto il picco nel 2020, quando i lavoratori domestici sono aumentati del 9,9% rispetto al 2019. Si torna così ai livelli precedenti al 2014. Un andamento che per l’Inps è dipeso inizialmente dalla necessità di regolarizzare i rapporti di lavoro per consentire ai lavoratori domestici di spostarsi durante il primo lockdown. Successivamente, è stato il Decreto “Rilancio” (DL n. 34/2020) a regolamentare l’emersione di rapporti di lavoro irregolari, soprattutto per i lavoratori stranieri.
La crescita dei lavoratori domestici non è però uniforme. I lavoratori italiani presentano un lieve andamento decrescente dal primo al quarto trimestre 2021; tra i lavoratori domestici stranieri, invece, si osserva una decrescita più evidente a partire dalla seconda metà dell’anno, correlata probabilmente all’esaurirsi degli effetti del Decreto “Rilancio”.
Sette lavoratori su dieci sono stranieri. Uno su tre è dell’Est Europa
Nonostante le organizzazioni attive nella tutela dell’immigrazione abbiamo denunciato ritardi nella regolarizzazione, secondo l’Istituto è imputabile all’effetto del Decreto “Rilancio” l’aumento dei lavoratori domestici stranieri del 3,2%, registrato tra il 2020 e il 2021.
Un aumento ancora più dinamico se si guarda al triennio 2019-2021 – segnala ancora l’Inps -, in cui la crescita dei lavoratori stranieri è stata dell’11,9%; mentre i lavoratori italiani, cresciuti di +13,5% tra il 2019 e il 2020, sono diminuiti dello 0,9% nell’ultimo anno.
Così, la componente straniera raggiunge il 70% del totale. La maggior parte (344.466 lavoratori, pari al 35,8% del totale) proviene dall’Europa dell’Est. Seguono Sud America (7,5%) e Asia Orientale (7,3%). Dopo i cittadini dell’Est Europa, gli italiani sono però la componente più numerosa: 288.749.
Per quanto riguarda la tipologia di lavoro svolto, il 53% dei lavoratori è colf, il 47% badante. Sono prevalentemente badanti le lavoratrici e lavoratori provenienti dall’Europa dell’Est, dall’Asia Medio-Orientale e dall’America Centrale.
Una professione “senior”
Il lavoro domestico in Italia si conferma una professione “senior”. La fascia di età più numerosa è quella 50-54 anni (163.748 lavoratori, pari al 17% del totale), cui seguono i 55-59enni (154.037) e i 45-49enni (138.124). Gli over 60 sono invece complessivamente 184.520, pari al 19,2% del totale. Mentre solo il 2,5% dei lavoratori domestici ha meno di 25 anni.
Un lavoro meno femminile ma “più uguale”
Con l’incremento di lavoratori del biennio 2020-2021 – osserva ancora l’Inps -, diminuisce il peso delle donne: nel 2021 sono l’84,9% (816.476 contro le 819.833 lavoratrici del 2020), mentre gli uomini, raggiungendo nel 2021 le 144.882 unità (da 123.252 nel 2020), fanno registrare un incremento di oltre il 17% rispetto al 2020 (quasi il 50% in più rispetto al 2019).
In media, lavoratrici e lavoratori domestici guadagnano almeno 13.000 euro all’anno. Contro la triste normalità del mercato del lavoro italiano, sono però le donne ad avere in media una retribuzione più alta rispetto agli uomini. Il 43,6% degli uomini si colloca sotto i 5.000 euro l’anno, contro il 40,4% delle donne.
Più della metà dei domestici lavora nel Centro-Nord
Quasi 1 lavoratore domestico su 3 (30,5%) vive nel Nord-Ovest. Seguono il Centro (26,8%), il Nord-Est (20,5%), il Sud (13,0%) e le Isole ( 9,2%). Più della metà dei lavoratori domestici si concentra in 4 regioni: sono la Lombardia con 184.806 lavoratori (19,2%), seguita dal Lazio (13,5%), dall’Emilia Romagna (8,9%) e dalla Toscana (8,5%).
(Foto di apertura: CervelliInFuga/Shutterstock.com)
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