I casi si influenza stagionale sono in aumento. Gli ultimi dati pubblicati da InfluNet dicono che l’incidenza nella settimana dal 7 al 13 novembre è stata di 6,6 casi ogni mille assistiti, pari a 388.000 se rapportati all’intera popolazione italiana.
L’indagine di InfluNet, il sistema di sorveglianza integrata dell’influenza gestito dall’Istituto Superiore di Sanità, racconta che i bambini e gli over 65 sono esposti a maggiore rischio di contagio. Per scoprire perché i senior siano più sensibili al virus influenzale, un gruppo di ricercatori dell’Università del Michigan ha condotto uno studio sui macrofagi alveolari, la prima linea di difesa dei polmoni, che sembrano essere compromessi nel corso degli anni.
Si tratta di cellule immunitarie che attaccano i virus e vivono in piccole sacche d’aria, gli alveoli, all’interno dei polmoni. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications, e ha rilevato che questi macrofagi cominciano a ridursi proprio con l’avanzare dell’età.
Il ruolo della prostaglandina E2
L’attenzione dei ricercatori si è poi concentrata anche su un modulatore immunitario lipidico noto come prostaglandina E2, ed è stato scoperto che i suoi livelli aumentano con l’invecchiamento e possono interferire con la produzione dei macrofagi, limitandone la capacità di proteggere i polmoni.
I test sugli animali
Per testare il legame fra aumento di prostaglandina e maggiore sensibilità all’influenza, gli scienziati hanno condotto degli esperimenti. E lo hanno fatto sugli animali. Utilizzando, dunque, un farmaco che blocca il recettore della molecola sotto analisi. In tal modo hanno scoperto che coloro che assumevano il farmaco presentavano più macrofagi alveolari. Non solo, avevano una maggiore sopravvivenza all’infezione da virus influenzale rispetto agli animali che non lo assumevano.
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