Niente di nuovo sotto il sole. Il Report Istat sugli Indicatori demografici Anno 2019, diffuso l’11 febbraio scorso, conferma in sostanza gli andamenti del nostro Paese degli ultimi anni.
La popolazione residente, in calo già da cinque anni consecutivi, è scesa al 1° gennaio 2020, a 60.317.000 unità, 116.000 in meno rispetto all’anno precedente. Una riduzione pari a -212.000 unità, come si legge nel report, e che si deve “al rilevante bilancio negativo della dinamica naturale (nascite-decessi), frutto della differenza tra 435.000 nascite e 647.000 decessi”.
Si tratta, secondo l’Istat, “del più basso livello di ricambio naturale mai espresso dal Paese dal 1918”. Tale andamento è solo parzialmente attenuato da un saldo migratorio positivo di 143.000 unità, in calo di 32.000 unità rispetto al 2018.
L’età media in Italia al 1° gennaio 2020 si è alzata ulteriormente a 45,7 anni. Quanto alle differenze territoriali, il calo della popolazione si concentra maggiormente al Sud (-6,3 per mille) e in misura inferiore nel Centro (-2,2 per mille).
Al contrario, rileva l’Istat, prosegue il processo di crescita della popolazione nel Nord (+1,4 per mille). Lo sviluppo demografico più importante si è registrato nelle Province autonome di Bolzano e Trento (rispettivamente +5 e +3,6 per mille). Rilevante anche l’incremento di popolazione osservato in Lombardia (+3,4 per mille) ed Emilia-Romagna (+2,8).
Nonostante l’ennesimo record negativo di nascite, la fecondità rimane costante al livello espresso nel 2018, ossia 1,29 figli per donna, mentre 1 nascita su 5 è da madre straniera.
Interessanti le differenze di genere per quanto riguarda la speranza di vita alla nascita, che cresce rispetto al 2018 di un mese sia per gli uomini che per le donne.
A livello nazionale i primi sfiorano gli 81 anni, le seconde gli 85,3. Tuttavia, dopo alcuni decenni la dinamica è in peggioramento soprattutto per le donne. Nel decennio 2009-2019, infatti, le donne hanno avuto un incremento di sopravvivenza pari a 1,5 mesi per anno, mentre nel decennio 1999-2009 tale valore era stato pari a 2,5 mesi. Gli uomini hanno così recuperato il loro svantaggio sulle donne in termini di sopravvivenza, che è oggi pari a 4,3 anni di speranza di vita in meno, contro i circa 7 di 40 anni fa. Tuttavia, anche per loro i ritmi di crescita appaiono in calo: a fronte di un guadagno medio annuale di circa 3,5 mesi nel decennio 1999-2009, si è passati a 2,5 mesi all’anno nel decennio 2009-2019.
Interessante il capitolo intitolato “Mezzogiorno più giovane ma a grandi passi verso un profilo per età più anziano”. Le dinamiche dell’ultimo secolo, infatti, hanno fatto scivolare la struttura per età della popolazione italiana verso le età più anziane. Considerando solo l’ultimo decennio (ma il processo viene da lontano), gli over 65 sono passati da 12,1 a 13,9 milioni (+ 1,8).
Se si considera anche la fecondità decrescente del periodo, ciò porta gli over 65 a rappresentare il 23,1% della popolazione totale al 1° gennaio 2020. Il 63,9% della popolazione ha tra 15 e 64 anni, mentre solo il 13% ha meno di 15 anni.
Rispetto al 2010, la classe più anziana ha cumulato 2,7 punti percentuali in più; al contrario, le persone in età attiva o formativa sono rispettivamente scese di 1,6 e 1,1 punti percentuali. Al Sud gli over 65 sono il 21,6% della popolazione, il che attesta una struttura relativamente più giovane in confronto al Centro-Nord (qui gli over 65 sono rispettivamente il 23,8% e 23,9% dei residenti).
Tuttavia, al Sud, l’indicatore sintetico dell’età media della popolazione è di 44,6 anni, inferiore quindi di oltre un anno e mezzo rispetto a quella del Centro-Nord, pari a 46,2 anni. Le distanze si stanno progressivamente riducendo rispetto al 2010, quando il Mezzogiorno deteneva un’età media di oltre due anni e mezzo inferiore rispetto al Centro-Nord.
Perché? Semplice: per l’Istat, la recente dinamica demografica del Sud, alimentata da bassa natalità, minor impatto delle migrazioni con l’estero e fuga dei giovani verso il Centro-Nord, sta alimentando oltre misura il processo di invecchiamento di questa parte del Paese.
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