I treni dell’accoglienza | Bruno Maida
Decine di migliaia di bambini appartenenti a famiglie povere sono trasferite, tra il 1945 e il 1948, dalle periferie di alcune grandi città industriali, ma principalmente dal Mezzogiorno, verso le regioni del Nord e in particolare verso l’Emilia-Romagna.
L’obiettivo è garantirgli cibo, vestiti e assistenza per i mesi invernali. È il risultato di una complessa organizzazione guidata dall’Unione donne italiane e dal Partito comunista, nella convinzione che in uno Stato moderno la tradizionale beneficenza nei confronti dell’infanzia debba essere sostituita da politiche di assistenza. Ed è una forma di solidarietà e di accoglienza che ha una lunga storia alle spalle, dal trasferimento dei figli dei lavoratori in sciopero all’inizio del secolo a quello dei bambini viennesi dopo la Prima guerra mondiale.
I treni che nel secondo dopoguerra attraversano l’Italia carichi di bambini diventano, cosí, la rappresentazione piú efficace della lotta contro la povertà e le disuguaglianze, in un Paese che inizia a porre le basi per la ricostruzione.
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Relatore
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Bruno Maida
Professore associato di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. È membro del Comitato scientifico dell’Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e dell’età contemporanea e del Comitato tecnico-scientifico della Presidenza del Consiglio per la realizzazione del nuovo memoriale italiano ad Auschwitz. Collabora con RaiStoria e RadioTre. Tra le sue pubblicazioni: “Non si è mai ex deportati”. Una biografia di Lidia Beccaria Rolfi (Utet, 2008), I proletari della borghesia. I piccoli commercianti in Italia dall’Unità a oggi (Carocci, 2009), La Shoah dei bambini (Einaudi, 2013 e 2019), Il mestiere della memoria. Storia dell’Associazione nazionale ex deportati politici (Ombre Corte, 2014), L’infanzia nelle guerre del Novecento (Einaudi, 2017).