Per una pensione adeguata alle necessità, in Europa sarebbero necessari ben 2.000 miliardi di euro l’anno. Gli europei, però, non risparmiano abbastanza per la previdenza complementare. Quando lo fanno poi sono molto accorti. Così, la scelta ricade su prodotti che offrono maggior sicurezza e garanzia, piuttosto che una rendita più elevata.
A fornirci queste informazioni è un’indagine promossa da Insurance Europe che riunisce le associazioni degli assicuratori del Vecchio Continente. Il sondaggio ha interpellato 10.174 cittadini di 10 Paesi dell’Unione europea. Tra questi c’era anche l’Italia.
Investire sul proprio futuro pensionistico dovrebbe essere una priorità
La situazione non è delle più rosee considerando che, inevitabilmente, la pandemia avrà ripercussioni anche sulle future pensioni. Già a partire da febbraio – come osserva l’Ania, Associazione nazionale fra le Imprese Assicuratrici, che ha fornito una lettura dettagliata dell’indagine – la pandemia ha avuto come conseguenza una significativa diminuzione dei contributi versati nelle casse previdenziali e nei fondi pensione. Inoltre, le ultime stime della Ragioneria Generale dello Stato (2019) indicano che il tasso netto di sostituzione complessivo (importo delle pensioni di base e complementari sull’ultima retribuzione) della previdenza italiana si dovrebbe mantenere a un livello elevato, intorno all’82% al 2040. Ma, per centrare quell’obiettivo, la crescita media del Pil dovrebbe essere dell’1% annuo, cosa che contrasta drammaticamente con la situazione attuale. Investire sul proprio futuro pensionistico dovrebbe essere una priorità. Ma con quali soldi?
Non si accantona per difficoltà economiche
C’è da dire però che già prima dell’esplosione della pandemia in Europa non si risparmiava abbastanza per la previdenza. Secondo il sondaggio di Insurance Europe ben il 43% (il 53% in Italia) dei cittadini del Continente non stavano accantonando risorse per la vecchiaia, in buona parte per mancanza di disponibilità economiche. «Non è pensabile – sottolinea l’Ania – che all’indomani di Covid-19 il gap si possa facilmente ridurre perché nei bilanci familiari, sotto stress per le conseguenze dell’epidemia, sarà ancora più difficile trovare spazio per sufficienti risparmi pensionistici. Quanto alla previdenza complementare per l’Italia è già facile prevedere, nell’immediato, un’ulteriore crescita della quota di iscritti “non versanti”, cioè di coloro che attualmente non vi stanno contribuendo con nuovi versamenti».
Chi risparmia mette al primo posto la sicurezza
La conclusione forse più rilevante del report degli assicuratori europei riguarda il bisogno di sicurezza che i cittadini del Continente manifestano quando parlano delle loro scelte previdenziali. Un piano pensionistico – secondo il 60% delle persone interpellate (il 57% in Italia) – deve soprattutto essere in grado, nella fase di accumulo, di non generare perdite. Questa preoccupazione viene prima della rendita finanziaria. E segnala la preferenza dei contribuenti verso le soluzioni tipicamente assicurative, quelle in cui è contrattualmente prevista la garanzia, almeno sul capitale versato dagli iscritti. A tal proposito i dati della Covip (l’authority sulla previdenza complementare) attestano che nell’ultimo decennio i Piani Individuali Pensionistici (Pip), caratterizzati dalle soluzioni garantite offerte dalle compagnie di assicurazione, hanno registrato le adesioni più numerose.
Risparmio previdenziale e salute
I futuri pensionati europei chiedono piani di risparmio non soltanto garantiti, ma in grado di integrare altri tipi di coperture, non soltanto previdenziali. Il principale è contro il rischio di premorienza che prevede il trasferimento agli eredi dei risparmi accantonati dall’aderente deceduto prima del pensionamento. Una soluzione verso la quale guarda con interesse circa il 46% (il 49% in Italia) degli interpellati in Europa. Una percentuale di poco inferiore, il 40% (il 32% in Italia), è attratta anche dalla possibilità di includere nel proprio piano previdenziale specifiche coperture sanitarie. Un interesse analogo (il 43% nella media europea, il 40% in Italia) si riscontra per la copertura del rischio di longevità, cioè per mantenere il proprio stile di vita e di consumi anche nell’ipotesi di vivere molto a lungo.
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