La pandemia ha messo in luce l’importanza del lavoro in ambito sanitario, ma ha anche amplificato le situazioni in cui il personale non è in numero sufficiente.
Ad esempio, in Svizzera mancano sempre più infermieri. Secondo i dati dell’Osservatorio della salute, sarebbero già 11mila i posti vacanti, con la prospettiva allarmante di arrivare a 65mila entro il 2030. Inoltre, la dipendenza dal lavoro transfrontaliero, caratterizzato dalla presenza di personale italiano che lavora nelle strutture ticinesi, rende ancora più incerta la futura gestione dei reparti negli ospedali del Cantone.
“Non ci sono soldi da investire in nuovo personale e la fatica è tanta, per questo il 46% degli infermieri getta la spugna” ha spiegato Yvonne Ribi, segretaria generale dell’Associazione svizzera infermieri. “Quando si bussa alla porta dei datori di lavoro, la risposta è sempre la stessa e quasi uno su due lascia la professione.”
Pochi investimenti e difficili condizioni di lavoro: ecco perché in Svizzera mancano sempre più infermieri
Il Covid ha peggiorato la situazione perché nell’emergenza erano necessari turni supplementari, con tempi di recupero troppo brevi, senza variazioni sul piano dei compensi. Per questo ora i sindacati di categoria stanno chiedendo alla Confederazione un piano che migliori le condizioni di lavoro e di trattamento salariale. Non solo: hanno proposto in Parlamento un’iniezione di finanziamenti nella formazione professionale.
“A cosa serve investire nella formazione di infermieri specializzati se poi il personale scappa?”, continua Ribi. “È come versare dell’acqua in una brocca bucata, ossia buttare via i soldi pubblici. Piuttosto dobbiamo essere messi in condizione di fare il nostro lavoro con dignità. Si deve arginare il tasso di abbandono della professione che si registra proprio dopo i primi anni, quando si perde l’idealismo iniziale e prevale la concretezza e l’incertezza sul futuro.”
“La pandemia ha avuto un effetto devastante e dopo quasi due anni la situazione non è migliorata” ha ribadito anche Pierre-André Wagner, responsabile del servizio giuridico dell’Associazione Svizzera delle infermiere e degli infermieri. “La prima ondata è stata gestita e sopportata relativamente bene perché c’era la speranza che con un grande sforzo saremmo usciti presto dalla pandemia. Poi le cose non sono cambiate. La popolazione ha applaudito e riconosciuto il lavoro, ma la politica non ha fatto nulla.”
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