Ricoverato in una Rsa senza il suo consenso e privato della possibilità di incontrare i parenti. La Corte europea dei diritti dell’uomo ha dato ragione al signor Carlo Gilardi, ex professore di 93 anni ospite in una struttura di Lecco, e ha condannato l’Italia per aver violato l’articolo 8, sul rispetto della vita privata, della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo.
In una Rsa senza il suo consenso: il ricorso
Il 20 settembre 2021, il cugino del signor Gilardi aveva presentato ricorso alla Corte e ora è arrivata la sentenza: lo Stato italiano, il giudice tutelare e l’amministratore di sostegno avrebbero adottato un trattamento inumano, degradante e ingiustificato nei confronti dell’uomo, inserendolo in una casa di riposo senza poter ricevere visite. La Corte di Strasburgo ha sancito che si tratta di un comportamento illegittimo e sproporzionato rispetto alla situazione del soggetto.
Cinque anni fa la sorella di Gilardi aveva chiesto e ottenuto per lui dal Tribunale di Lecco la nomina di un amministratore di sostegno, che ne aveva poi disposto il trasferimento in struttura. Da allora l’uomo non ha più potuto mantenere i contatti con le persone care, nonostante la sua decisione di sottoporsi volontariamente a perizia psichiatrica e l’accertamento dell’assenza di qualunque patologia psichica.
La sentenza
Per la Corte “le autorità hanno abusato della flessibilità dell’amministrazione di sostegno per perseguire le finalità che l’ordinamento italiano assegna, con severi limiti, al Trattamento sanitario obbligatorio, e mentre si perseguiva in senso lato l’obiettivo legittimo di proteggere il benessere di Gilardi, la gamma di misure adottate non è risultata proporzionata né adatta.”
“Ho comunicato all’amministratore di sostegno e al giudice tutelare la sentenza – ha affermato l’avvocato Mattia Alfano, che ha seguito il ricorso – e ho chiesto di prenderne atto con le conseguenti decisioni. Faremo valere le nostre ragioni e chiederemo il rispetto dei diritti dell’uomo.”
Il parere del Garante nazionale delle persone private della libertà
Anche il Garante nazionale delle persone private della libertà si è espresso sul caso: “la sentenza della Cedu sottolinea l’importanza fondamentale dell’autodeterminazione delle persone anziane – ha dichiarato Mauro Palma, che nel 2021 aveva incontrato Gilardi nella struttura e ne aveva verificato le condizioni – che non può essere negato a nessuno, indipendentemente dall’età o dalle circostanze. Ogni individuo ha il diritto di prendere decisioni riguardo alla propria vita, compresi gli anziani che spesso si trovano in situazioni di maggiore vulnerabilità. Limitare in modo escludente i contatti con i propri riferimenti esterni e non attuare una revisione graduale di una misura adottata in via provvisoria rappresenta una grave violazione di questo principio. La sentenza Cedu rappresenta un precedente significativo per futuri casi simili.”
“Si tratta di una decisione basata sulla versione del Garante nazionale e del comitato smentite dagli atti di tutela – ha replicato l’amministratore di sostegno Elena Barra – alla quale comunque mi rimetto.”
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