Come difendersi dal Coronavirus? Spaparanzatevi sul divano e tenete ben chiusa la porta di casa. Vale la pena seguire il consiglio perché arriva da uno che di quarantena se ne intende davvero. Il suo isolamento è uno dei più celebri della storia. Stiamo parlando di Buzz Aldrin, l’astronauta ora novantenne che il 20 luglio del 1969 mise piede sulla Luna per secondo.
Al ritorno sulla Terra lui e gli altri due membri dell’equipaggio dell’Apollo 11, Neil Armstrong e Michael Collins, passarono 21 giorni in isolamento (nella foto d’apertura) per prevenire la d, aiffusione di eventuali agenti patogeni provenienti dalla superficie lunare. I tre astronauti trascorsero le giornate compilando moduli e rapporti scientifici, facendo esercizi di ginnastica e correndo avanti e indietro lungo il corridoio. A tenergli compagnia c’erano anche delle formiche che entravano e uscivano da una fessura nel pavimento. I tre leggendari astronauti si intrattenevano osservandole, interrogandosi anche sull’effettiva sterilità dell’ambiente in cui si trovavano. Se fossero esistiti virus lunari forse sarebbero riusciti anche loro a passare all’esterno proprio come riuscivano a fare gli insetti.
In questi giorni di Coronavirus, raggiunto al telefono da un giornalista del notiziario on line ArsTechnica, Aldrin ha candidamente ammesso di passare le giornate “sdraiato sul suo fondoschiena” senza mai uscire di casa.
Ma Aldrin non è l’unico astronauta a essere stato contatto dai giornalisti in questi giorni per avere qualche consiglio su come resistere alla quarantena.
In effetti, per loro l’isolamento fa parte della routine del viaggio: prima della partenza per lo spazio sono previste generalmente due settimane di quarantena. L’astronauta statunitense Marsha Ivins, che ha partecipato a cinque missioni dello Shuttle tra il 1990 e il 2001, ha sottolineato al Time l’importanza di tenersi occupati. Il lavoro può essere una salvezza. In questa circostanza forse vale il principio che più ce ne è e meglio è.
Dello stesso parere è anche Terry Virts, astronauta in pensione della NASA: «La chiave del successo di qualunque missione spaziale è tenere l’equipaggio occupato. Un equipaggio occupato è un equipaggio felice, una squadra annoiata è un disastro. È il momento giusto per dedicarsi alle cose che abbiamo rimandato da anni, riordinare la casa, iniziare a scrivere un romanzo, sistemare le foto di famiglia, inventarsi un piano finanziario per il momento in cui l’economia tornerà in qualche modo alla normalità», ha detto Virts al Time.
Ma per qualcuno non è la noia il problema principale della quarantena. Molto più duro può essere condividere gli spazi 24 ore su 24 con gli altri membri della famiglia, tutti insieme appassionatamente.
C’è chi ha fatto di peggio. I due astronauti Frank Borman e Jim Lovell, nella missione “Gemini 7” del 1965, hanno vissuto due settimane attaccati l’uno all’altro, spalla contro spalla, con il soffitto a pochi centimetri dalla testa. I due colleghi hanno mangiato, dormito e soddisfatto i bisogni corporei in quelle condizioni per 15 giorni. Da prendere ad esempio.
Per Scott Kelly, astronauta della NASA in pensione, le giornate della quarantena passano più facilmente se si segue una tabella di marcia giornaliera, ci si tiene impegnati in qualche attività, ci si assicura un po’ di tempo per il divertimento e si dorme bene. Kelly consiglia anche di dedicarsi a un nuovo hobby, tenere un diario, imparare a suonare uno strumento, cimentarsi in qualche opera artistica.
Tra i nuovi hobby potrebbe esserci, come suggerisce Samantha Cristoforetti, proprio quello di studiare le stelle e lo spazio facendosi aiutare dalle risorse on line dell’ESA (European Space Agency).
Perché, forse, il segreto per resistere alla quarantena è giocare a fare gli astronauti. Prendendo esempio da Luca Parmitano che dopo tre settimane in quarantena e 200 giorni in isolamento sulla Stazione Spaziale Internazionale, ha deciso di ritirarsi nella sua casa di Houston, in Texas, per contribuire al contenimento del contagio da Coronavirus. «Prima di partire per la Stazione Spaziale Internazionale tutti gli astronauti si sottopongono a un periodo di quarantena: questo perché vogliamo evitare di portare a bordo della stazione possibili effetti virali, visto che l’equipaggio che è già presente a bordo può avere un sistema immunitario leggermente depresso». Allo stesso modo in questo momento, per contrastare l’epidemia di SarsCoV2, prosegue, «è indispensabile anche per tutti coloro che sono sani evitare qualsiasi tipo di contatto, per non contagiare coloro che possono avere un sistema immunitario indebolito».
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