La fine dell’arte concettuale in quel film di Sordi
Non ci crederete ma la fine dell’arte concettuale l’ha dettata il celeberrimo episodio “Le vacanze intelligenti” del film Dove vai in vacanza?, che Alberto Sordi, oltre a dirigere, interpretò nel 1978 insieme ad Anna Longhi. I due “fruttaroli” romani, costretti dai figli laureandi a un tour tra musei, città d’arte e concerti, approdano alla XXXVIII Biennale di Venezia del 1978, titolata B78 Dalla natura all’arte dall’arte alla natura. Qui si ritrovano totalmente spaesati e confusi di fronte a opere – peraltro molto famose – come il Muro di Mauro Staccioli, le “pecore” di Menashe Kadishman, L’arte è una piccola cosa di Giuseppe Chiari oppure Dimora di Charles Simonds.
Lo scollamento tra intenzione e percezione (con il sottinteso che anche quella “ufficiale” della critica ha una valenza del tutto aleatoria) e il desiderio di urlare “il re è nudo”. Sono questi i segnali che il più popolare comico italiano inviava allora nei confronti di un’arte sempre più lontana dal “senso comune” del ceto medio.
Il dibattito sull’arte e i nuovi “clienti”
Un segnale forte e chiaro che, se da un lato esprime come allora – in un periodo di terrorismo e di crisi economica – il dibattito sull’arte fosse diffuso e non ristretto alla cerchia dei soli addetti ai lavori, dall’altro diventa provocazione capace di indurre il mondo dell’arte, e in particolare le gallerie, che del ceto medio e dei “fruttaroli” avevano bisogno come nuovi clienti. A sollecitare o comunque a proporre gli artisti che fossero inclini a un linguaggio nuovo, a una capacità di comunicazione meno elitaria. A utilizzare mezzi – leggasi tele e pennelli – più consoni a una lettura chiara e a un apprezzamento immediato.
L’arrivo della Transavanguardia
Gli anni Ottanta diventano così quelli del superamento dell’arte concettuale “pura e dura” e dell’arrivo della stagione della cosiddetta Transavanguardia. Definizione coniata dal critico Achille Bonito Oliva, instancabile promotore di mostre e di iniziative in quegli anni. L’esposizione Painting is back. Anni Ottanta, la pittura in Italia, aperta alle milanesi Gallerie d’Italia di Piazza della Scala fino al prossimo 3 ottobre, ne è la conferma, attraverso un percorso nei diversi modi di procedere all’interno del linguaggio pittorico elaborati allora.
Transavanguardia e i messaggi del nuovo movimento
I riferimenti del nuovo movimento sono ampi quanto precisi. Il ritorno all’individualismo, al soggetto che fa ricerca, a fronte della precedente impersonalità dell’artista, inteso come “intelletuale organico”. La voglia di figurazione per ristabilire “un rapporto di piacere tra l’opera e l’osservatore”, secondo l’esortazione di Roland Barthes, contro il linguaggio astratto e indecifrabile dei 70. La convinzione che l’arte non può incidere sul reale e sul quotidiano, in sostituzione dell’impegno politico post-68. Il risultato immediato fu il successo clamoroso che questi artisti ottennero in tutto il mondo. Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria, Mimmo Paladino e tutti gli altri portarono nuovamente la pittura italiana alla ribalta internazionale.
La mostra milanese sulla Transavanguardia
“La pittura degli anni 80 – scrive il curatore della mostra Luca Massimo Barbero – è rapace e felice. È come un antidoto agli anni precedenti così chiusi nell’ortodossia del concettuale.” Emerge dalle tele, spesso di grandi dimensioni, una vitalità nuova, fatta di tensioni differenti e di coraggio nel cambiamento. Ma anche di semplice voglia di divertissement. Si passa dal post-surrealismo con rovine di Salvo a quello con figure di Valerio Adami. Dagli orientalismi di Aldo Mondino ai tipici décollage di Mimmo Rotella. Dalla poesia di Gino De Dominicis al pop romano di Mario Schifano e Franco Angeli. Dalle costellazioni e i generali di Enrico Baj alle composizioni ludiche di Aldo Spoldi, con al centro la “dissonante” installazione Il nuotatore (va troppo spesso a Heldberg) dello Studio Azzurro.
Una pittura che “attraversa” le vecchie avanguardie con il sorriso sulle labbra, senza sberleffi né indignazione, senza essere né tranchant né distruttiva, ma con il coraggio delle buone intenzioni e il risultato di essere accettata da tutti, riportando il rapporto artista-critica-pubblico sul livello paritario che l’episodio diretto e interpretato da Sordi suggeriva.
(Foto di copertina: Enzo Cucchi, Le stimmate (particolare), 1980, olio su tela, 208 x 135 cm. Collezione D’Ercole, Roma, Pedrini Photography, Zurigo)
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