In Italia l’età media in Parlamento è di 51,2 anni. Quasi la metà degli italiani ritiene che per governare servano maturità ed esperienza. La ricerca di CNG e Istituto Piepoli.
In Italia, la politica la fanno soprattutto gli over 50: sono loro a ricoprire la maggior parte dei seggi in Parlamento. Qui l’età media è di 51,2 anni. Solo 65 parlamentari hanno meno di 40 anni e appena tre hanno tra i 25 e i 29 anni: in altre parole, lo 0,75% del numero totale. Leggermente diversa la situazione nella politica locale: i sindaci under 35 sono infatti circa il 3,7% del totale, ma nessuno di loro è alla guida di un comune capoluogo. A rilevarlo è un sondaggio realizzato dal Consiglio Nazionale dei Giovani e dall’Istituto Piepoli.
Il valore dell’esperienza ai fini di una buona politica mette d’accordo molti, soprattutto gli over 54: il 50% di loro ritiene infatti che per governare e amministrare serva l’esperienza dell’età. Ciò non toglie che anche i giovani debbano avere spazio all’interno delle istituzioni: è quanto ritiene il 65% degli italiani.
Comprensibilmente, la richiesta di ampliare la partecipazione dei giovani alla politica arriva soprattutto da chi giovane lo è: lo dichiara infatti oltre l’80% della popolazione tra i 18 e i 34 anni e il 72% della fascia immediatamente successiva (35-54 anni).
Perché i giovani non fanno politica?
Riguardo le ragioni di questa ridotta presenza dei giovani in politica, ne indica alcune Maria Cristina Pisani, portavoce del CNG: “Erroneamente, si associa la gioventù all’inesperienza. Eppure, se ci pensiamo, le più grandi rivoluzioni di questi anni, nel nostro Paese, le stanno facendo i giovani: dalla sensibilità ambientale, riconosciuta solo di recente nella nostra Costituzione, a quella per una società inclusiva, per una istruzione di qualità, accessibile, per un rinnovato sistema occupazionale”.
Ci sono poi, nel nostro Paese, “maggiori barriere normative di accesso alle istituzioni: a 18 anni si può essere eletti sindaci di una città come Roma, ci si può sposare, arruolare o guidare un’automobile, ma non si può essere deputati, senatori, o europarlamentari. I giovani, insomma, non possono decidere le regole della convivenza comune, che riguardano le generazioni di oggi e soprattutto quelle di domani. Se, infatti, l’età minima per essere eleggibili a deputato è di 25 anni, per diventare senatore sono richiesti persino 40 anni; allo stesso modo l’età minima per l’elettorato passivo per le prossime elezioni europee è di 25 anni. Soglie così alte, in tutta l’Unione Europea, sono previste solo in Italia e in Grecia”.
Le parole del Consiglio Nazionale dei Giovani
Secondo il Consiglio nazionale dei Giovani, “serve un duplice cambiamento – spiega ancora Pisani -: il primo è un cambiamento culturale, che superi l’associazione tra l’essere giovani e l’essere inadatti a prendere decisioni importanti per tutti. Il secondo è un programma di riforme che elimini quelle barriere normative che ostacolano le opportunità di accesso diretto dei giovani nelle nostre istituzioni. Un primo passo, considerate le imminenti elezioni europee, potrebbe essere la riforma della legge elettorale n.18/79, che garantirebbe a molti più giovani di poter essere candidati. Un secondo passo è la definizione di un piano più ampio di riforme, che possa portare all’equiparazione dell’elettorato attivo e passivo. Mantenere, ancora oggi, un Senato di soli over 40 significa escludere milioni di giovani dalla possibilità di accedere a un ramo importante del nostro Parlamento”.
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