Uno studio realizzato da Federcasalinghe e Fondazione Leone Moressa stima che il 56% delle imprese femminili del nostro paese è guidato da donne di età superiore ai 50 anni. Complessivamente nel 2020 oltre 2 milioni di imprenditrici hanno generato il 21% del PIL nazionale.
Le imprese femminili in Italia producono il 21% del Prodotto Interno Lordo. E sono per la maggior parte gestite da over 50. A rilevarlo, un’indagine realizzata da Federcasalinghe e Fondazione Leone Moressa.
Un quinto della ricchezza italiana prodotta nel 2020, dunque, proviene da imprese “in rosa”. Si tratta di oltre 300 miliardi di euro – spiega il report – per un totale di più di 1 milione e 160mila imprese femminili, il 22,6% di quelle attive. Una realtà che, negli ultimi 5 anni, ha dimostrato un’importante capacità di resilienza: dal 2016, infatti, lo studio conta una crescita costante, pari in valori assoluti ad oltre 6mila aziende in più guidate da donne. A fronte, invece, di una diminuzione delle imprese maschili pari a 4mila unità. Guardando al primo semestre 2021, il confronto con lo stesso periodo del 2020 restituisce segnali di ripresa sia per le imprese femminili che per quelle maschili.
Ma chi sono le imprenditrici che contribuiscono a trainare la ripresa? 2,1 milioni di donne, il 28% del totale dei titolari di impresa. Il 43,7% ha un’età compresa fra 50 e 69 anni; il 12,3% supera i 70 anni mentre solo il 5% ha meno di 30 anni.
Se guardiamo ai settori di appartenenza delle imprese guidate da donne, la situazione è molto variegata. Più della metà delle aziende che operano nei servizi alle persone, come parrucchieri, estetisti, lavanderie, sono femminili. Il 39,4% quelle che si occupano di tessile e abbigliamento; il 35,6% di alberghi e ristorazione. Seguono istruzione e sanità (34,9%), commercio al dettaglio (32,5%). Quello della ristorazione e delle strutture ricettive è però il settore con una crescita più spinta (20,7% nel quinquennio 2016-2020). In crescita anche le attività professionali (+18,3%), noleggi e servizi alle imprese (+11,7%), sanità e scuola (+11,5%). In calo, invece, il commercio al dettaglio (-8,2%), l’agricoltura (-4,4%), l’industria tessile e dell’abbigliamento (-4,9%).
Anche se la Lombardia, con 158mila imprese, è la regione top per l’imprenditoria femminile in Italia, è il Sud ad ospitare la maggior parte delle imprese femminili in rapporto al numero totale di aziende attive sul territorio. Al secondo e terzo posto in termini assoluti ci sono Campania e Lazio, con 118mila unità entrambe, ma è il Molise a registrare la percentuale maggiore sul totale (28,4%). Seguono Basilicata (27,5%) e Abruzzo (26,7%). I valori più bassi, sotto il 20%, sono invece in Trentino Alto Adige e proprio in Lombardia. E nel 2021? L’imprenditoria femminile cresce in Sicilia (+2,2%), Campania (+2,0%) e Lombardia (+1,8%). È in calo invece in Friuli Venezia Giulia (-0,3%), Molise (-0,7%) e Lazio (-1,3%).
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