Nel 2018 gli italiani trasferitisi all’estero sono stati 117.000, secondo i dati Istat sulle iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente. Così, negli ultimi dieci anni, la cifra degli espatriati è salita a 816.000.
Si tratta soprattutto di giovani, con un’età media di 30 anni, anche se 2 su 3 hanno tra i 20 e i 49 anni. Sono qualificati: quasi 3 su 4 hanno un livello di istruzione medio-alto e 182.000 sono laureati.
Dal 2009 al 2018 si è registrato un significativo aumento delle cancellazioni per l’estero e una riduzione dei rientri: complessivamente 816.000 espatri e 333.000 rimpatri.
Di conseguenza, soprattutto dal 2015, i saldi migratori con l’estero dei cittadini italiani sono stati in media negativi per 70.000 unità l’anno.
Nel decennio precedente, tra il 1999 e il 2008, i saldi negativi erano stati in media di 48.000 unità: 428.000 trasferimenti all’estero contro 380.000 rimpatri.
Con un numero di cancellazioni anagrafiche per l’estero pari a 22.000, la regione da cui emigrano più italiani, in valore assoluto, è la Lombardia. Seguono il Veneto e la Sicilia (entrambe oltre 11.000), il Lazio (10.000) e il Piemonte (9.000).
Rispetto alla popolazione regionale si emigra di più in Friuli (4 cittadini su 1.000), in Trentino e in Valle d’Aosta (3 su 1.000). Anche perché si tratta di regioni di confine. In Basilicata, Campania e Puglia si rileva il tasso di emigrazione verso l’estero più basso: qui i valori sono pari a circa 1,3 ogni 1.000 abitanti.
Gli italiani diretti all’estero provengono soprattutto dalle prime quattro città metropolitane per ampiezza demografica: Roma (8.000), Milano (6.500), Torino (4.000) e Napoli (3.500).
In termini relativi alla consistenza della popolazione, le province con tassi di emigrazione più elevati sono Imperia e Bolzano (3,6 cittadini per 1.000), seguite da Vicenza, Trieste e Isernia (3,1 per 1.000). All’estremo opposto ci sono Parma e Matera (1 per 1.000). Il Regno Unito resta la destinazione preferita dagli italiani che se ne vanno.
Il fattore età ha un certo impatto sulle dinamiche migratorie. I giovani adulti, spesso con figli piccoli, sono la quota maggiore di coloro che si spostano. I trasferimenti in queste fasce di età possono dipendere da esigenze di studio, lavoro o familiari.
Ad esempio, nel 2018, più del 50% di chi si è spostato da un Comune all’altro in Italia ha tra i 15 e i 40 anni. Quasi 3 trasferimenti su 10 (il 27%) hanno riguardato persone fra i 41 e i 64 anni. I più giovani, tra 0 e 14 anni, si sono spostati con le famiglie (il 15%), mentre i trasferimenti degli over 65 hanno coinvolto l’8% dei casi.
I saldi migratori nelle fasce di età 18-24 anni e over 65 lasciano intendere una maggiore attrattività delle regioni del Centro-nord per i giovani migranti; nel Mezzogiorno si verificano, per i meno giovani, saldi migratori molto contenuti; Abruzzo e Sardegna rilevano un saldo migratorio positivo dei senior.
Molte province, secondo l’Istat, hanno saldi netti positivi nelle fasce giovanili 18-24 anni e negativi per gli over 65: è il caso di Milano, Roma, Firenze e Venezia. Al contrario, province come Asti, Vercelli, Oristano, Viterbo, Isernia e L’Aquila, attraggono più i senior dei giovani.
In generale, i giovani si spostano più dal Mezzogiorno verso il Centro-nord, mentre mentre gli over 65 sono più propensi a spostarsi verso aree di provincia piuttosto che verso grandi centri urbani.
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